^^Scuole scientifiche.

 

Renato Dulbecco. Scienza, vita e avventura, un’autobiografia.

“… gli scienziati di valore tendono ad appartenere a determinati alberi genealogici. Un esempio clamoroso è il gruppo che proviene dal laboratorio di Giuseppe Levi: Salvador Luria, Rita Levi Montalcini e io. … Si può pensare ad un albero genealogico che parte da Giuseppe Levi e attraverso Luria si ramifica verso Delbrück, Hershey e Watson; attraverso me ai miei quattro collaboratori; attraverso Rita a Stanley Cohen… Questo albero include undici premi Nobel: un numero notevole.
Queste osservazioni confermano, se mai ce ne fosse bisogno, che le scuole sono molto importanti per lo sviluppo della scienza perché forniscono gli stimoli essenziali per la formazione dei ricercatori.”

Il centro di eccellenza fondato dal Prof. Giuseppe Levi

In una lettera del 25/11/1931 Levi scrive al Dott. O’Brien (Assistant Director della Medical Science Division della Rockefeller Foundation) di avere l’intezione di rifiutarsi di prestere giuramento al regime fascista anche se teme molto per i suoi allievi:
« Cependent si je suis forcé de quitter la Direction de l’Institut de Turin, mes élèves Olivo et Bucciante viendront se trouver dans une situation difficile, mais surtout le premier lequel est comme vous savez exceptionellment doué. » 
Sottoposto alle pressioni del Ministero e temendo per il futuro dei suoi allievi, Levi finirà per prestare giuramento. E’ interessante confrontare a questo proposito la testimonianza di uno dei suoi studenti di medicina dell’epoca che diventerà poi famoso, Renato Dulbecco, che così scrive nella sua autobiografia:

« Il mattino fatidico arrivò. Ci fù un po’ di ritardo, poi entrò Levi…Nel silenzio profondo cominciò a parlare…il punto finale fu chiarissimo, perché fu accolto da uno scroscio fragoroso di applausi. Evidentemente non si sarebbe dimesso. Noi eravamo felici, perché non eravamo stati abbandonati; conoscevamo benissimo il suo vigore antifascista e a quello applaudivamo.»
Gli studenti però non capirono la gravità della situazione.
«Eravamo tutti cresciuti nel fascismo, non conoscevamo altro, non potevamo desiderare altro per mancanza di conoscenza e di termini di paragone. Ammiravamo Levi come un oppositore, ma in fondo eravamo contenti che la sua resistenza non fosse ad oltranza. Ci voleva ben altro perché sentissimo la necessità di una rivolta. ».
Il “ben altro” a cui allude Dulbecco è purtroppo noto a tutti: nel’38 Levi dovette abbandonare l’Italia (andò in Belgio) a causa delle leggi razziali e Dulbecco dopo lo scoppio della guerra dovette partire per la Russia con l’ARMIR come ufficiale medico (si salvò a causa di una ferita per la quale fu rimpatriato prima della disastrosa ritirata).

from: Ricerca genetica e centri di eccellenza in Italia e in Europoa: le lezioni di cinquant'anni fa. Giovanni Romeo. Cattedra di Genetica Medica Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Bologna. MISP- 15 settembre 2003