Dato di fatto: le parole si incontrano, vengono immesse, in un certo contesto, e
vengono-rimangono legate nella memoria a quel contesto
es: se dico "vento" a un b che stava correndo: "hai sentito il
vento in faccia?" gli rimane la parola "vento" legata a quel
contesto, che e' troppo ristretto.
Regola pratica: Quando si presenta una parola nuova, presentare almeno 2 contesti d'uso, altrimenti diventa uno stereotipo.
In una scuola materna stavamo facendo le cadute, da diversi tavoli, di diversi oggetti, con diverse spinte. Tra diverse questioni c'e': dov'e' caduto l'oggetto? Era un qualche cosa che non si e' fermato subito, come tendono a fare gli oggetti di creta spinti lentamente che si impastano a terra, ma non e' neppure andato troppo in la', poiche' era stato spinto adagio.
Il b mi mostra dove: non e' il punto dove l'oggetto ha toccato terra, e' piu' vicino a dove si era fermato alla fine, circa una spanna da dove era caduto. Io e l'insegnante che era con me stavamo valutando che forse il b non avesse visto, e quindi di invitarlo a porre piu' attenzione, quando ebbi un'intuizione: "caduto alla fine!". Rifacciamo, e questa volta non rimuovo l'oggetto. "Dov'e' caduto?" mi fa vedere dove l'oggetto si ferma alla fine.
la mia spiegazione e':
E' molto vero che poi la vita gli offre altre situazioni, pero' non e' detto che il b dentro di se' abbia la capacita' di metterle in relazione. Il lavoro che noi vogliamo fare e' proprio quello di costruirgli questa capacita'. Putroppo quello che si e' capito e' che noi possiamo, a tutti i livelli e a tutte le eta', immagazzinare una serie di informazioni, e comunque ce le organizziamo dentro in un qualche modo, altrimenti non ce le ricorderemmo. Pero' si e' capito anche che conoscere il mondo ... cosa vuol dire? conoscere il mondo vuol proprio dire avere dentro di se' le capacita' per organizzarlo, quindi per viverci il meglio possibile. Le capacita' non gliele possiamo passare, possiamo aiutarlo a costruirsele. Se viene l'occasione di parlare del vento e noi siamo disponibili a farlo, se non abbiamo tempo non interessa, scivoliamo via, se pero' riteniamo che in quel contesto la cosa crea una motivazione sufficiente per approfittare di quello, per consolidare e approfondire, allora il lavoro che va fatto e' propio questo:
proprio perche' dentro di se' si costruisca un modello in evoluzione, non rigido, perche' altrimenti "il vento" e' quello (quello solamente), e non si costruisce la capacita' di trasferire.
Ho preso una quarta elementare, non li ho presi da piccoli, per cui certe cose me le gioco al momento perche' non le ho dietro da poter sfruttare. Stamattina hanno fatto con la mia collega un lavoro sul tuttocitta' laddove ci sono le tavole con "a b c d" e "1 2 3 4" e i b non hanno minimamente collegato con le tabelle che usano normalmente per fare operazioni o relazioni. Perche'? perche' non hanno la capacita' di correlare. Quindi vanno aiutati in queste cose perche' sono proprio delle capacita' organizzative che si costruiscono un po' per volta. Quindi qualunque contenuto va bene, anche se la scelta di un contenuto puo' essere fatta ad hoc. Al di la' della faccenda del vento la cosa piu' grossa che noi gli costruiamo e' proprio la capacita' di passare da una cosa a un'altra, all'altra, all'altra, all'altra e il farsi dentro un modello che non e' rigido. Che' poi lui in un'altra situazione nuova in cui ci sono delle variabili, dei segni diversi, riesce comunque ad applicare quel modello mobile che si e' costruito e arricchisce nel contempo la propria conoscenza di che cos'e' il vento.
Instaurazione/evitamento degli stereotipi.