dida: 25/9/98 Stavo trattando i fenomeni ciclici, la prima cosa con cui mi sono
scontrato e' la definizione del libro che parla di un ben preciso periodo che si
ripete identicamente, mentre invece il periodo nei fenomeni ciclici citati dagli
allievi e' abbastanza variabile; anzi per il libro quasi sembrerebbe che gli
altri fenomeni ciclici a periodo variabile, quasi non esistono, mentre invece
alle elementari sulla ciclicita' si lavora, e viene considerata in modo naturale
anche la sua variabilita'.
Quindi c'e' di mezzo un discorso di modellizzazione:
fenomeno ciclico reale -> fenomeno ciclico ideale, meglio: modello.
Subito dopo pero', anzi a dir la verita' non ho fatto esplicitamente il discorso
del modello, ho voluto affrontare il problema che di fenomeni ciclici esatti,
non si puo' comunque pensare che ce ne siano nella realta', poiche' ci sono:
- le limitazioni di misura delle grandezze continue
- e la possibilita' di variare delle grandezze continue, tanto che e' buona
impostazione pensare che non ci siano 2 valori di grandezze continue uguali.
La visione "fenomeno reale" e' una visione ingenua, anche se dignitosa
e comoda, infatti un fisico la usa, pero' non identificandosi con essa poiche'
sa che potrebbe cambiare il modo di guardare al fenomeno.
Facciamo un esempio:
osservando una corsa automobilistica su pista, si parla di "giri di
pista", cioe' numeri interi, il giro e' un intero indivisibile: o fai 1
giro oppure no. Eppure si parla di "mezzo giro", "1/4 di
giro", cioe' visto frazionabile. Fino alla visione continua della lunghezza
percorsa dalla partenza del giro fino al suo completamento.
Dal punto di vista della concezione RM Realta'-Modello, questo e ' un modello
composto fatto da tanti modelli dello stesso reale che si sovrappongono.