Insegnante: Margherita Pitarresi Freddi
La classe di scuola elementare 1a C e' composta da 24 allievi, 13 maschi e 11 femmine.
La "Casa del Sole" e' una scuola all'aperto: i suoi padiglioni sono sparsi in un
vasto parco, nel quale i bambini possono coltivare un continuo contatto con la
natura.
Sorge legittimo un dubbio: tante figure, tanti "modi" tante sollecitazioni
NON CONCORDATE (la programmazione e' quella che e') non sono eccessivi per
bambini di 6 anni, alcuni dei quali gia' fortemente "disturbati"?
Queste e altre considerazioni cui accennero' piu' oltre hanno rafforzato in
itinere la scelta intenzionale di concedere attenzione al vivere quotidiano e
alla frequente espressione dei bimbi dapprima spontanea poi sempre piu'
pilotata, per farmi un'idea dei loro preconcetti, dei modi di ragionare, delle
strategie operative, delle conoscenze, degli interessi.
In classe, a tavola, ai servizi, nel parco i bambini saltano, corrono,
disegnano, respirano, masticano: occorre disponibilita' ad "ascoltare" e a
"rispondere" favorendo la presa di coscienza delle situazioni e delle relazioni
e l'uso di tutti i canali espressivi, la capacita' di valutazione e di scelta,
l'acquisizione di abilita', l'esperienza di progettare e di rappresentare, che
via via costituiranno i presupposti per attivita' piu' organiche e disciplinari.
Il mio intervento, in parte intenzionale, in parte riflesso, era rivolto ai
bambini per aiutarli a riprendere e intensificare, a volte ordinare e costruire,
l'approccio con il reale, via via distinto dal fantastico e dalle deformazioni
emotive e intervenire cosi' su modelli, schemi, incoerenze.
Ai bambini cio' e' servito per cominciare a osservare secondo finalita' diverse
e ad esprimere in un contesto di coetanei e di adulti la propria opinione,
facendola rispettare nel rispetto di quella altrui; per cominciare ad
"ascoltare" e confrontare punti di vista diversi; per esternare percezione,
impressioni e sentimenti, cose ben diverse e parimenti significative, che e'
necessario distinguere e dominare; per imparare a fare selezioni ed esprimere
voti, rinunciando a fare cose per farne altre; per coltivare la capacita' di
tradurre via via e di esprimere a parole e a segni la crescita del saper fare,
del saper guardare, del saper comunicare e trasferire.
Nel contempo mi e' stato possibile avviare organicita' nel patrimonio comune di
conoscenze elementari recuperando a questa ricchezza gli svantaggiati iniziali,
per poter procedere poi con migliori e piu' ampi contributi produttivi, in
attivita' che per gradi diverranno piu' ricche in senso specifico e
disciplinare.
Quest'anno, a differenza del ciclo passato, ho messo in atto come obiettivo
primario, un'azione di graduale coinvolgimento, recuperando pian piano l'intera
classe con stimoli diversi.
Le registrazioni di quest'anno, necessariamente frammentarie, possono
considerarsi esemplificazioni per avviare lo svolgimento di temi:
Come si mangiano le castagne? | |
sbucciate | |
cotte | |
crude | |
bisogna metterle nella pentola | |
prima non si devono sbucciare | |
Posso cuocere le castagne gia' sbucciate? | |
ci impiega di piu' | |
Chi cuoce le castagne? | |
la mamma | |
Che cosa cuoce le castagne? | |
la pentola | |
no, il fuoco (tutti) | |
Il fuoco cos'e'? | |
e' una cosa che brucia una cosa ... o i vetri o le case ... | |
riscalda il mangiare che e' freddo | |
e' come il sole | |
il sole riscalda | |
il fuoco e' fatto di spirito | |
riscalda il mangiare | |
il fuoco e' fatto di gasolio | |
anche con la benzina [si fa il fuoco] | |
... e' fatto di gas | |
... e' fatto di petrolio | |
Chi te l'ha detto? | |
... (silenzio) | |
Come fai a saperlo? | |
non so ... l'ho pensato ... | |
il fuoco viene dai vulcani | |
... anche dal diavolo ... | |
ha ragione Claudio che e' sottoterra, perche' c'e' la lava | |
Cos'e' ? | |
e' quella che esce dal vulcano | |
se c'e' un masso di legno grande e un legnetto, fai cosi' ... [sfrega le mani]: esce il fuoco | |
Da dove viene il fuoco? | |
c'e' un buco: esce | |
Ce lo devo mettere dentro? | |
si | |
Ce lo metto io o esce da solo? | |
ce lo mette qualcuno | |
il fuoco viene dal gas | |
si puo' fare anche con il legno ... fai cosi' ... [sfrega le mani a pugno]: viene la fiamma |
Che cosa possiamo astrarre da questa breve registrazione esemplificativa?
Claudio | dentro al calorifero mettono l'acqua calda. Quando li accendono diventa calda |
---|---|
la mettono calda o fredda? | |
Laura | forse la mettono fredda e la fanno riscaldare con il calore |
dove lo pigliano il calore? | |
Laura | io non lo so ... forse non lo prendono il calore. Quando accendono il calorifero il calore si forma |
Sembra dapprima che il calore sia "qualcosa" ma poi Laura dice: -
forse non lo prendono ... il calore ... si forma ...
Sembra che scaturisca dal nulla!
Ho messo un panno bagnato sopra al calorifero, perche' non abbiamo vaschette con l'acqua.
che succedera'? | |
Simone | diventa asciutto. |
che vuol dire? | |
Salvatore | che non e' piu' bagnato |
Antonio | i prima era bagnato ... poi diventa asciutto |
come fa? | |
Antonio | con il calore |
Tutti i giorni i b hanno sott'occhio fenomeni di evaporazione.
Il primo passo utile mi e' parso quello di condurli ad una graduale presa di
coscienza (i panni stesi ad asciugare, le foglie che seccano, l'alcool che
scompare dalla ferita medicata, ecc ...) ponendo questi fenomeni in relazione
con il calore per riprenderli successivamente in forma ravvicinata e
approfondita e unificarli nei distinti concetti di evaporazione, essiccazione,
traspirazione ... poi in quello piu' generale di passaggio di stato.
Nel corso di passate esperienze ho avuto modo di preferire questa scelta prima
di parlare di ebollizione: dopo diventa piu' difficile poiche' l'evaporazione
tende a legarsi solo a questo fenomeno che si impone percettivamente rispetto
agli altri, invece evaporazione avviene a tutte le temperature ed e'
dipendente da molti fattori (vedi scheda evaporazione).
Esperienze guidate possono portare gradatamente il b alla lettura delle
variabili dell'evaporazione, in parte sperimentabili, in parte a livello
intuitivo.
Per avviarli poi verso la quantificazione e' possibile far variare una grandezza
per volta e indurli a osservare:
- se questo aumenta, che succede a questo ... a questo ... a questo?
E se diminuisce?
E poi quest'altro ...
Evaporazione
Passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso.
L'evaporazione avviene a tutte le temperature, non solo durante
l'ebollizione, ed e' dipendente da molti
fattori:
- la sostanza che evapora
- la superficie di evaporazione
- la pressione atmosferica, quindi l'altitudine
- le correnti d'aria
- il grado di umidita' dell'aria
- il tempo di esposizione
- la quantita' di calore fornita dall'ambiente o da altre fonti nell'unita' di
tempo
- ...
Sublimazione
passaggio dallo stato solido allo stato gassoso
es: naftalina
da dove viene il calore? | |
Salvatore | dal calorifero |
Alice | dal tubo ... dentro il tubo c'e' calore |
che e'? | |
Simone | il caldo |
perche' accendiamo il calorifero? | |
Silenzio | |
Alessandra | fa freddo |
Angela | piove |
il vostro corpo e' caldo o freddo? | |
Mattia | caldo |
da dove viene il caldo del vostro corpo? | |
Simone | dentro al corpo c'e' il sangue ... che e' caldo |
Emilio | il calore scorre nel sangue |
Nella nostra scuola ogni padiglione ha un impianto di riscaldamento autonomo.
La caldaia funziona ancora a carbone. I b lo sanno, lo hanno visto.
Conoscono il "caloriferaio". Nessuno di loro tuttavia ha collegato la
produzione di calore con la combustione del carbone!
Nessuno mi ha chiesto di andare a vedere.
In altra occasione hanno affermato che:
- le foglie secche non bruciano
poi che:
- il fuoco brucia ... il fuoco si può fare con il legno. In questo caso pero'
non intendevano dire che il legno che brucia e' una fonte di calore, ma
semplicemente che con il legno "sfregato" si accende il fuoco.
Appare cosi' che essi collegano l'emissione di calore
- al moto: correre, saltare, sfregare le mani
- alla luce: lampadina, sole, fuoco (vedi poi)
- alla combustione di idrocarburi (gas, gasolio, benzina)
tuttavia non riescono a porla spontaneamente in relazione con la combustione
- del carbone
- di sostanze organiche vegetali o animali del mondo esterno e ancor piu' nel
loro corpo.
Aver chiarito cio' mi aiuta nella scelta di esperienze utili per affrontare uno dei nodi dell'alimentazione: portarli a capire che,
Ma questo obiettivo e' a lungo termine e molte esperienze diversificate devono intercorrere tra i due punti.
perche' quando uscite volete mettere il cappotto? | |
Marianna | fa freddo |
Guido | se no ci ammaliamo |
Alessandra | i b hanno freddo |
Simone | ha il pelo il cappotto |
Emilio | perche' la pelle si raffredda |
Laura | c'e' l'autunno |
Anna | no ... c'e' l'inverno ... |
I b avvertono il calore come grandezza di scambio, ma per loro il passaggio
puo' avvenire in entrambi i sensi:
- dal freddo al caldo
- dal caldo al freddo
Alessandra: i b hanno freddo
E' come dire che il freddo esterno si comunica al corpo. In effetti, da un punto
di vista biologico, noi avvertiamo una sensazione di freddo, perche' ci viene
sottratto calore.
L'organismo recepisce e risponde per ristabilire il proprio equilibrio termico.
L'uomo moderno risponde invece con una scelta di comportamento;indossa il
cappotto. La reazione biologica e' istintiva, l'azione intelligente e'
intenzionale, ma entrambe tendono alla buona conservazione dell'individuo.
Guido dice infatti: se no ci ammaliamo.
Emilio: la pelle si raffredda.
E' come dire che cede il suo calore.
Fra il punto di vista di Alessandra e quello di Emilio ve ne sta un altro:
quello di Simone: - il cappotto ha il pelo. Anche lui ha ragione!
Forse egli vede l'indumento come elemento isolante, fra il corpo e l'ambiente.
Sembra facile far passare questo concetto! Solo una prova lampante li convince
che "la lana come mantiene il caldo cosi' mantiene il freddo" -
diffuso detto regionale.
Le sensazioni termiche vengono raramente coltivate nella scuola e agli stimoli
della vita quotidiana impariamo a reagire automaticamente, senza prendere
coscienza dei fenomeni che li determinano.
- perche' in cucina si usa il cucchiaio di legno e a tavola si usa i materiale
diverso?
- perche' mettiamo le bevande fredde nel vetro e quelle calde nella porcellana?
- un cubetto di ghiaccio si scioglie piu' in fretta su un oggetto di legno o di
metallo?
Mi sono accordata con Sandro B. (specialista in agraria) per andare a
prendere della terra. Vogliamo riempire un paio di cassette e seminare cose
diverse. Scegliamo l'ex pollaio.
ore 10:20 circa
Guido | Sandro faceva fatica a scavare. |
---|---|
Gabriele | perche' la terra era dura ... era piena di ghiaccio ... |
Alice | ... era nevicato sopra ... l'acqua era fredda ... e' ghiacciato |
Gabriele | volevo dire ... non mi ricordo piu' |
Angela | ... si e' sciolta la neve ... l'acqua e' andata a finire nella terra |
Dario | la neve e' andata sotto terra, dopo e' diventata ghiaccio |
Angela | no ... la neve e' andata sopra la terra |
Daniele | l'acqua e' andata giu' |
la neve puo' andare giu'? | |
Antonio | si, perche' e' acqua |
Alice | si, quando si scioglie. |
Angela | con l'acqua si bagna la terra. |
Alice | dopo che si e' bagnata, si asciuga la terra ... con il sole ... con il caldo ... |
perche'? Che fa il caldo? | |
Anna | scioglie la neve |
Alice | asciuga |
Luciana | scalda |
Gabriele | una volta ho visto che bruciava un albero |
e' il calore che brucia o e' l'albero che brucia, che fa calore? | |
Gabriele | il fuoco brucia l'albero ... e fa caldo |
Angela | il sole fa scottare le macchine ... lo so ... le ho toccate |
Elisa_T.: | il sole fa crescere le piante |
Dario | il sole fa fatica per sciogliere la neve |
Antonio | no, perche' ha molta potenza |
Rino | il sole fa luce |
che differenza c'e' tra la luce e il calore? | |
Angela | il sole picchia ... il calore fa caldo |
Mattia | la luce riscalda ... anche il sole illumina e anche la lampadina illumina ... il sole riscalda anche ... la lampadina riscalda un pochettino .... un giorno l'ho toccata e bruciava ... |
Guido | se c'e' il sole ... con uno scudo d'acciaio lo rifletti ... rifletti il sole che picchia .... dopo se arriva qualcuno vicino lo acceca ... perche' ribatte la luce |
Antonio | quando il nonno faceva il fuoco, io e mio cugino con la brace facevamo pure noi il fuoco |
il caldo e il fuoco sono la stessa cosa? | |
Antonio | boh! ... si [sta pensando] ... c'entra ... perche' il caldo viene dal fuoco ... il fuoco fa venire il caldo |
Laura | la luce serve per vedere ... invece il fuoco serve per scaldare |
Alice | quando andiamo in montagna c'e' sempre caldo |
c'e' piu' caldo in citta' o in montagna? | |
voci | in montagna ... in citta' ... |
Elisa_ T. | no, al mare |
Marianna | il sole passa dalla finestra |
Gabriele | dal vetro |
Antonio | il vetro e' trasparente |
Marzia | allora sui muri [le pareti dell'aula] si vede la luce del sole |
Antonio | posso andare li', che qui c'e' troppo sole? [vuole spostarsi in un banco dove non "batte" il sole] |
Alice | i camini li hanno fatti apposta per scaldare in inverno |
cosa? | |
Marianna | le case |
Angela | esce il fumo ... quando le mamme cucinano ... anche la legna quando brucia ... esce il fumo quando brucia la legna |
Nel corso dell'anno non sono state fatte attivita' specifiche e organiche sul
calore o piu' in generale sull'energia, tuttavia si notano via via cambiamenti
significativi, sia di ordine metodologico che concettuale.
Ora i b riescono a reggere il discorso e gli interventi adulti sono meno
frequenti e piu' mirati.
Il racconto dell'esperienza nell'ex pollaio e' ben piu' ampio di contenuti -
basti pensare sul "perche'" abbiamo scelto quel luogo per prendere la
terra! - e piu' affettivamente urgente - ciascuno aveva una propria versione dei
diversi momenti vissuti - tuttavia i b si lasciano condurre a ragionare in
astratto, esprimendo le loro idee legate al calore: eppure rimane costante e
vivo il legame con la loro vita di tutti i giorni.
Cominciano a capire che la maestra rispetta i loro limiti e i loro ritmi, ma
richiede partecipazione attiva, confronto di idee, modificazione,
estrinsecazione di cioe' che e' diverso o non si comprende.
Ora emergono concetti utili, possiamo farne una lettura da adulti.
Quale importanza hanno assunto per me queste note, regolarmente registrate!
Esse esprimono una primitiva idea di calore e di luce, gia composta in una sua
coerenza, rispettosa di una lettura spontanea dei fenomeni, ma non distorta ne'
rigida.
E' una situazione di partenza che richiede all'adulto un gesto di coraggio ad
affrontare attivita' esperienziali piu' sistematiche e profonde, atte a
sviluppare nei b la capacita' di interpretare i fenomeni e di astrarre e porre
in relazione concetti via via piu' vicini alla scienza accreditata.
Antonio: | il caldo viene dalla stufa |
---|---|
Angela: | anche dal calorifero, dal camino |
Guido: | dal fuoco |
Elisabetta: | dal sole |
Mattia: | anche dalla nostra pelle ... viene il caldo |
Daniele: | c'e' anche in casa il caldo |
Alice: | anche dalle cose calde da mangiare |
Marianna: | puo' venire anche dalla luce |
Salvatore: | anche dalla sigaretta accesa |
Elisa_T.: | [silenzio] |
Marianna: | dal motore dell'auto |
Anna: | dalla candela quando e' accesa |
Gabriele | [silenzio - dice: non mi ricordo piu'] |
Marzia | silenzio |
Rino | il caldo viene anche dall'acqua calda, se ti metti vicino |
Antonio | il caldo viene pure dal nostro fiato |
Marzia | quando noi stiamo a dormire il caldo viene sotto alle nostre coperte |
da dove viene? | |
Marzia | da noi |
cioe', che vuoi dire? | |
Antonio | dal nostro corpo |
Marzia | si, e' vero |
Gabriele | quando si corre si suda e il caldo viene anche da li' |
cioe' da dove? | |
Gabriele | dalla persona che suda |
Angela | il caldo viene da tutte le parti |
Alice | puo' venire anche dai nostri vestiti ... |
Marianna | anche quando vai dentro al circo quando fanno il fuoco per far saltare i leoni |
Laura | quando i vestiti si appoggiano sulla stufa vengono caldi ... e' la stufa che li scalda |
Luciana | io il caldo lo sento dentro nei vestiti |
chi te lo da? | |
Luciana | la stufa ... oppure quando sudiamo |
quando hai freddo alle mani cosa fai? | |
Luciana | me le metto in tasca |
oppure | |
Gabriele | metto i guanti |
Salvatore | le metto nella stufa |
bravo! Cosi' arrostiscono! | |
risate | |
Salvatore | sopra la stufa le metto |
sopra attaccate o lontane? | |
Salvatore | lontane |
lontane o vicine? | |
Salvatore | lontane |
allora non senti il caldo della stufa, o si, lo senti? | |
Salvatore | si, lo sento lontano |
quando avete freddo alle mani, cosa potete fare per scaldarle? | |
Elisa | le scaldo col fiato |
Salvatore | con l'accendino delle sigarette |
ah si? Con che cosa funziona? | |
Salvatore | con il gas ... si carica l'accendino di gas ... c'e' un rotondo che si gira [silenzio] |
Rino | ... fa la scintilla ... si accende |
che cosa? | |
Rino | l'accendino ... [silenzio] esce fuori il gas e si accende |
il gas o l'accendino? | |
Rino | il gas |
torniamo a parlare delle mani ... trovate altri modi per scaldare le mani | |
vari | stufa, camino, calorifero |
trovate altre cose, altri modi | |
Antonio | si strofinano ... oppure si mettono sotto ai fianchi [indica le ascelle] |
Angela | quando dai gli schiaffi sulle guance diventano calde |
Salvatore | si possono scaldare con i fiammiferi |
gia' ... e' vero ... sapete la storia della piccola fiammiferaia? Ve la racconto ... |
Durante la refezione alcuni b chiedono:
Scrivo la domanda alla lavagna.
Rispondono su un foglietto, individualmente.
Alcune risposte fanno ancora sorridere, ma e' una regola del gioco esprimere sempre e comunque il proprio punto di vista e farlo rispettare rispettando quello degli altri.
Dopo che ogni b ha letto ai compagni il suo scritto, mi consegna il foglietto e torna a posto.
Lascio via via spazio agli interventi richiesti, poi scrivo alla lavagna:
da dove e' venuto il caldo che c'era nel latte?
Noi adulti possiamo leggere in queste parole di b un primitivo senso di
equilibrio termico.
Sarebbe stato sufficiente porre un'altra domanda:
da dove puo' venire il caldo?
per portarli a sbrigliarsi verso innumerevoli fonti di calore, con o senza produzione propria, approfondendo cosi' il discorso precedentemente avviato e cominciando a dare organicita' a questo concetto.
L'altro giorno tu hai trovato il verme? (nelle castagne) | |
Elisa_C | si, ma poi e' morto |
Emergono le preconcezioni spontanee su "vivente" | |
Come fai a sapere che e' morto? | |
Elisa | Guido l'ha buttato per terra ... poi non si muoveva piu'... |
e prima si muoveva? | |
Elisa | si |
che vuol dire che e' morto? | |
Elisa | vuol dire che non respira piu' ... non fa piu' niente e sta a terra ... se uno non lo muove non fa niente ... |
Elisa ha visto due aspetti del vivente, la respirazione e il movimento, poi tace. Forse stimolata avrebbe aggiunto altre cose, ma io non intervengo volutamente, per lasciare spazio agli altri. Guido chiede la parola. | |
Guido | i vermi vivono dentro le castagne ... se vivono fuori poi non ci hanno piu' da mangiare ... |
Guido esprime un punto di vista statico preciso sul rapporto tra essere
produttori e esseri consumatori: quei vermi mangiano solo castagne. La sua lettura e' probabilmente corretta, ma limitata al caso particolare, da qui e' necessario partire per avviarlo a differenziare situazioni. Le specie inferiori nella scala naturale difficilmente sopravvivono in condizioni di vita mutate, ma le grandi specie, ad esempio gli uomini, ma anche gli insetti, si adattano alle mutate condizioni ambientali. La grande varieta' di carattere che e' in esse determina una selezione naturale e consente la sopravvivenza al piu' adatto, favorendo le variazioni vantaggiose. |
|
che mangiano i vermi? | |
Guido | le castagne ... pero' solo i vermi bianchi |
Anche questa relazione non e' banale: da qui e' possibile partire per
una comparazione di caratteri di individui di specie diverse ma appartenenti
allo stesso genere per osservare i rapporti tra i comportamenti, gli organi,
le condizioni di vita. Vorrei focalizzare brevemente l'organo dell'assunzione del cibo per riportare il discorso a noi stessi. |
|
che cosa usano per mangiare le castagne? | |
silenzio | |
tu con cosa mangi? | |
Guido | con la forchetta ... |
spesso diamo per scontato che il bambino conosca il proprio corpo esteriore, in realta' spesso e' necessario aiutarlo a prendere coscienza dei propri organi e delle relative funzioni. | |
E il cibo dove lo metti? | |
Guido | in bocca |
la forchetta a che ti serve? | |
Guido | per prendere la roba ... e portarla in bocca |
e poi che ci fai? | |
Guido | la mando giu' ... |
subito? | |
Guido | no ... prima la mastico ... |
A tavola questa affermazione ha avviato una graduale e collettiva esperienza
di masticazione per insalivare, per ridurre in pezzetti e poi in poltiglia il
cibo, per sentire meglio i diversi sapori: per sentire i sapori mischiati
imparando anche ad accompagnare con il pane i cibi meno accetti; per educare a
piccole dosi l'appetibilita' di cibi sino allora sconosciuti o rifiutati; per
cominciare a sentire la modificazione di sapore nel cibo insalivato - il pane,
ad esempio, se ben masticato e insalivato diventa un poco dolce, perche' l'amido
reagisce con la ptialina e si trasforma in zucchero - ma loro dicono di no, che
non puo' essere perche' nel pane non c'e' zucchero ... nella torta si ...
Il pregiudizio ostacola l'obiettivita'.
Entro la fine dell'anno scolastico la classe si e' abituata ad assaggiare tutto
e a lasciare raramente resti nel piatto.
Pochissimi non bevono il latte.
Tutti hanno imparato ad usare piu' correttamente le posate, compreso il coltello.
E' vero, questo non pare un approccio disciplinare, ma e' secondo me un modo,
legato alla vita di tutti i giorni, utile per prendere coscienza di molte cose e
puo' divenire una motivazione importante per costruire conoscenza.
c'e' il grasso intorno alla carne ... non mi piace, me lo togli ... l'olio sta a galla ... la pasta al burro ... la mamma usa ... | |
nel pane c'e' grasso? Nella polenta? Nelle verdure? Nelle castagne?
Nelle noci? ... - e lo zucchero? Quali cibi contengono zucchero? ... solo quelli dolci o anche altri? |
|
il latte e' un po' dolce ... la frutta e' dolce ... - pero' non ce lo mettono ... e' cosi in natura ... la pianta ce lo mette ... |
|
chi lo fa? | |
la pianta | |
nella frutta ci sono le vitamine | |
che sono? | |
boh, ... non lo so ... si dice cosi' | |
vitamine vuol dire sostanze che servono per la vita ... per vivere. Secondo voi dove sono le vitamine? | |
Non hanno idea ne' di dove sono, ne' a cosa servono. L'argomento nono
li interessa spontaneamente. Molti non vogliono mangiare le lenticchie. |
|
Guido | non mi piacciono, non le ho mai mangiate |
Ancora pregiudizi! Altri rifiutano i fagioli e i piselli. In classe lavoriamo con i semi: abbiamo parlato dei legumi. |
|
Questi semi sono molto importanti per la nostra alimentazione, poiche' sono ricchi di proteine, quelle sostanze che ci servono per far crescere il corpo ... | |
Non cerco di trasferire ad altri cibi perche' non ho avuto riscontro:
nemmeno le proteine interessano. Si divertono di piu' a cercare il germe delle lenticchie e a separare il tegumento dai cotiledoni del fagiolo trovato intero fra la pasta. E' evidente che le parole non supportate da esperienze significative, non fanno presa!! Ritorno ora al discorso dei vermi, delle castagne, del cibo masticato |
|
perche' mastichi il cibo? | |
Guido | perche' ... se non ti va giu' di traverso |
dove va giu? | |
silenzio | |
va giu' nei piedi? I piedi hanno bisogno di cibo? | |
Guido capisce la prima domanda, ma non la seconda | |
Guido | va giu' nell'intestino |
e che fa? | |
gira dentro ... poi va sempre un po' piu' in giu' ... dopo diventa cacca ... e dopo la faccio uscire | |
ma ... allora a che ti serve mangiare? | |
Guido | per diventare grande ... diventare sempre piu' alto |
ma ... se il cibo lo mangi e poi lo ributti ... | |
Guido | no ... un po' resta dentro ... |
Era mia intenzione, in questa occasione, far lavorare i bambini su
un'impronta corporea, per vedere quale percorso immaginavano che facesse il cibo
ingerito, come lo avrebbero parcellizzato, quali modificazioni pensavano che
avvenissero dentro al loro corpo.
Non l'ho fatto quel giorno, non l'ho piu' fatto.
Credo sia qui evidente che il lavoro documentato non intendeva sviluppare
concetti, ma semplicemente favorire una primitiva e collettiva presa di coscienza del reale attraverso l'estrinsecazione di concezioni intuitive.
Un approfondimento piu' ampio sara' quindi indispensabile per avviare attivita' sull'argomento specifico
nel corpo abbiamo i buchi | |
sono piccoli ... non si vedono ... stanno sulla pelle | |
Gli uni parlano dei "grandi buchi", gli altri pensano ai "piccoli buchi": i due discorsi si intrecciano | |
come si chiamano? | |
si chiamano pori | |
lo sapevo gia' | |
Erano in molti a saperlo, ma il nome non veniva. | |
Quali sono i buchi piu' grandi del nostro corpo? | |
quello "che esce" la cacca ... e la pipi' ... e "dove" si respira ... | |
anche per le puzzette ... | |
anche gli occhi e le orecchie ... |
Anche per questo studio e' possibile partire con un lavoro a gruppi su un
ritratto impronta, poi, nella discussione collettiva si mettono a confronto i
diversi punti di vista e da cio' si puo' avviare un discorso disciplinare.
Elencati i diversi aspetti emersi, insieme si sceglie un tema e lo si
approfondisce con esperienze mirate, che spesso i ragazzi stessi sono in grado
di proporre.
Emilio | quando sono andato in montagna ho trovato una castagna, ma dentro era marcia, ... l'ho buttata ... |
---|---|
secondo te che succede alla castagna quando la butti nel bosco? | |
Emilio | si perde |
e poi che fa? | |
Emilio | qualcuno la trova |
ma se e' marcia la ributta | |
Emilio | dopo esce il vermetto |
alla castagna che succede? | |
Emilio | ... alla castagna? ... dopo sio perde |
Questa e' una chiara situazione di partenza.
Dopo solo un mese il modo di ragionare dei bambini si e' modificato.
Antonio | quel fungo di sopra e' nato prima perche' si vede piu' grande |
---|---|
come fa a diventare grande il fungo? | |
Antonio | con le radici ... fanno diventare grande il gambo e il cappello ... - certo gli organi crescono in proporzione - quello piccolo e' nato una settimana fa e l'altro e' nato prima ... forse dieci giorni |
Antonio gioca a caso sulla durata del ciclo vitale di un fungo, pero' la sua valutazione e' ragionevole. | |
solo le radici prendono la sostanza utile per diventare grande? | |
Antonio | si, le radici |
e che fa con le radici? | |
Antonio | le radici portano l'acqua dentro ... la prendono dalla terra |
se tu bevi solo acqua, diventi grande? | |
Antonio | no, anche mangiare devo |
e il fungo beve solo acqua? | |
Anna | io dico di no |
Molti dicono di no | |
allora di cosa si nutre? ... che "mangia" | |
- i semi - le sostanze della terra - le cose che ci sono nella terra ... le formiche morte .... le api morte ... le foglie secche ... i pezzi di radice ... i pezzettini di corteccia ... |
Molti funghi sono in realta' saprofiti, cioe' si nutrono di organismi in
decomposizione o di rifiuti organici, ma i bambini sono arrivati ad esprimersi
cosi' perche' le piccole esperienze di tutti i giorni, sulle quali sono stati
sistematicamente guidati ad esprimersi, a riflettere , a confrontarsi. ...
hanno rimosso e modificato il loro punto di vista iniziale.
La loro visione e' ancora globale, macroscopica, intrecciata ... tuttavia in
evoluzione.
Hanno visto arare la terra e abbiamo discusso sulle zolle lasciare seccare al
sole, capovolte. Hanno ributtato i sassi nei solchi, per "rendere piu' facile"
il passaggio dell’acqua e dell'aria nel terreno.
Hanno trovato lombrichi e vermi e li hanno "lasciati nel loro ambiente" perche'
...
Hanno calpestato e sminuzzato ogni osa lasciata cadere dagli alberi. La
manutenzione del parco quest'anno e' stata limitata ed ha favorito i nostri
approcci.
Una cosa li ha particolarmente colpiti: che fine fanno le api quando muoiono?
Hanno imparato a lasciarle nel loro ambiente.
io dico che prima di nascere la mela ... ci sono i fiori ... e dopo appassiscono ... e dopo diventa mela | |
se la mela si vede gia' ... deve ancora crescere | |
come fa a crescere? | |
perche' e' seminata ... allora c'e' l'albero che la fa crescere ... la fa diventare grossa | |
di cosa ha bisogno per crescere | |
di acqua, ... di terra ... di cibo ... | |
In questo momento dell'anno non avevamo ancora iniziato le attivita'0 di semina e spontaneamente i bambini non elencano l'aria, la luce, il caldo, il tempo | |
voi di cosa avete bisogno per crescere? | |
di cibo ... di dormire ... di aria ... di acqua | |
l'acqua e' un cibo? | |
no, perche' e' da bere ... e' una bevanda | |
il latte e' cibo? | |
no | |
cosa vuol dire cibo? | |
il cibo e' una cosa da mangiare | |
i bambini piccoli cosa mangiano? | |
latte | |
il latte si mangia o si beve? | |
si beve | |
il latte e' un cibo o no? | |
silenzio | |
Simone | il latte ha le vitamine: fa crescere! |
La comune espressione "chiodo di ferro" puo' apparire banale
esempio di discussione, ma banale non e'.
Che dicono l e parole " chiodo di ferro" a un individuo di tre anni, di
tredici o di trent'anni?
Che dicono a un bambino della scuola dell'obbligo,a uno scienziato, a un
falegname, all'uomo della strada che raccoglie ogni giorno notizie dai canali
d'informazione?
E ancora, che dice a me insegnante elementare?
Quando rifletto su "chiodo di ferro" faccio lingua, matematica o
scienze?
Ma potrei cogliere fors'anche aspetti storici, tecnici, economici, estetici ...
anche se ora ... Cerchero' di sintetizzare il mio pensiero.
E' compito delle scienze studiare e definire queste proprieta': anche la geometria, in fondo, non e' che un aspetto della fisica.
Quali sono le proprieta' - massa, peso, durezza, malleabilita', colore,
lucentezza, conducibilita' termica, forma, dimensioni, funzione, materiale, ...
- che mi consentono, dapprima in forma globale e intuitiva, poi via via piu'
distinta e consapevole di classificare come tale il chiodo di ferro?
I bambini dicono inizialmente:
tuttavia se guidati e preparati - la capacita' di fare cresce col fare stesso - procedono a individuare proprieta' e relazioni
La stima del volume e' solitamente piu' difficile, globale e non quantificata
e cio' accade, forse, non tanto perche' non riescono a mettere in relazione
l'oggetto con unita' di volume convenzionali, quanto perche' proprio dobbiamo
aiutarli a meglio comprendere cio' che intendiamo per volume.
Prima di portarli a misurare o peggio ancora a calcolare, dobbiamo far loro
capire che cosa disciplinarmente indichiamo con quella parola: non e' opportuno
lasciare tutto nel vago.
Devono capire COSA e' il volume, prima di arrivare al QUANTO e'.
Pero' il quantificare, inteso come relazione intuitiva, li aiuta molto.
Solitamente i bambini fanno il confronto fra due oggetti simili.
E se gli oggetti sono diversi, per esempio un chiodo e un fagiolo?
Una collega mi ha detto un giorno:
- Perche', poverini, metterli in imbarazzo?
Proprio perche' il bello e' vincere l'imbarazzo!
Lasciamoli pure sbagliare, esprimersi, confrontarsi, correggersi, criticarsi...
E' l'allenamento "elasticizzante" che conta e che coltiva.
E' cio' che da' gusto e sapore al fare, che sviluppa l'inventiva stimolando la
ricerca di strategie per trovare campioni arbitrari e "prove".
E' cio' che coltiva l'occhio", la valutazione intuitiva e la capacita' di
approssimazione, resi mobili ed efficaci dal dover fare i conti
contemporaneamente con tutt'e tre le dimensioni lineari.
Poi parliamo della forma ...
cominciano con i confronti, poi arrivano alle forme astratte
Chi riesce a fare un cono, un cilindro, una sfera ... perfette?
proviamo con la plastilina!?
Noi adulti troveremo mille particolari per dimostrare che perfetti non sono, che
non ci e' possibile farli tali, ma dobbiamo necessariamente pensare a un'idea
perfetta per poter concorrere con tutte le nostre abilita' e il nostro impegno
verso quell'obiettivo.
La vita non è perfetta, le vite dei film sono perfette, belle o brutte, ma
perfette. Nei film non ci sono tempi morti, la vita è piena di tempi morti. Nei
film sai sempre come va a finire, nella vita non lo sai mai.
(Radiofreccia, Ligabue)
Figura reale / ideale; cilindro perfetto.
Si accostano cosi' in modo semplice, perche' operativamente chiaro, all'astrazione geometrica, dall'oggetto allo spazio, dallo spazio occupato dall'oggetto allo spazio non occupato, dalla forma al volume, dal volume alla capacita', dalla forma tridimensionale agli enti primitivi ...
Intanto salta fuori che il chiodo di ferro ha una funzione.
L'oro a volte si trova in natura quasi puro, il ferro si estrae per fusione da vari minerali, ad esempio dalla pirite, la quale a sua volta si trova inserita in ammassi rocciosi
Che e' dunque il materiale?
E' uno sconosciuto.
Eppure quante proprieta' fisiche, chimiche, biologiche dipendono pesantemente
dal materiale!
La conoscenza spontanea e intuitiva ci induce a dire che e' "ferro"
sottintendendo molte cose, ma nella scuola degli elementi, la scuola elementare
appunto, e' doveroso avviare interazioni, relazioni, conoscenze concettuali che
porteranno i bambini e noi stessi a sapere via via qualcosa di piu' sull'essere
ferro.
Poi che il discorso e' partito, l'attivita' stessa diventa motivante.
Come si comporta il chiodo di ferro nelle interazioni?
Se lo tengo sta fermo, ma se lo sgancio cade.
- perche?
Il bambino dice:
- e "pesante"
- che vuol dire "pesante"?
Loro tendono subito a quantificare, ma noi dobbiamo prima indurli a spiegare, ad
esprimersi
- spinge giu' ... tira ...
poi si potra' giocare con le quantita' e avviare esperienze specifiche
- pesa di piu' di ... meno di ... quasi come ... tre ... cinque ...
E' vero, il peso e' una misura: la misura della forza di gravita'.
Le forze sono grandezze vettoriali e per quantificarle non basta un semplice
numero: tre ... cinque ... seguito da una unita' di misura, come usiamo fare con
la lunghezza, ad esempio.
Pure, per convenzione, nell'uso comune, tutti indichiamo la forza peso con un
numero e una unita' di misura: tanto, ben sappiamo che la forza di gravita', in
senso pratico, fa muovere un corpo libero verso la Terra.
io credo pero' che questa cosa sottaciuta, perche' data per scontata, possa
essere origine di concetti distorti e devianti, ostacolo alla lettura di
fenomeni fisici collegati e piu' complessi: densita', peso specifico, pressione
...
A me, quando ero bambina, hanno insegnato a usare il peso come se fosse una
grandezza scalare e cio' mi ha reso molto piu' difficile sia comprendere il
concetto di peso in senso fisico, cioe' in termini di forze, sia comprendere e
trasferire l'idea di grandezza vettoriale.
Ne consegue che, per un errore concettuale che mi e0' stato insediato, di cui
non ho colpa ne' merito, sono stata portata per anni a distorcere la crescita di
concezioni nei bambini e a rendere a loro e a me stessa tutti piu' difficile.
Tutti sappiamo che dire
- mi sposto di 3 chilometri ...
non e' un'informazione completa, perche' devo anche dire verso dove vado.
Eppure e' diverso!
Quale differenza vi e' nel modo in cui noi trattiamo queste due grandezze, il
peso e lo spostamento, entrambi vettoriali?
Nel caso dello spostamento usiamo una formalizzazione forse imprecisa, ma non
deviante, mentre confrontiamo, misuriamo, calcoliamo ... pesi senza pensarli
come forza rigorosamente direzionata.
Questa e' la mia testimonianza di vita.
Eppure la forza di gravita' e' comune nelle esperienze quotidiane e puo' essere
sperimentabile ed e' "raccontabile" a parole e si formalizza senza
difficolta' ...
Usiamo le frecce nei percorsi e nelle relazioni, perche' non introdurle anche in
un discorso di forze e di spostamento?
Poi verra' piu' semplice parlare di reazione, di resistenza, di equilibrio.
Ma forse mi sono gia' troppo dilungata, rimando ad altra sede.
Torniamo al chiodo di ferro.
Il bambino dice:
Il bambino dice:
si piega ... cambia la sua forma e mantiene quella nuova ... pero' si spezza
L'adulto dice che il ferro e' malleabile e quindi deformabile, ma non e'
elastico, perche' non riprende in senso macroscopico la sua posizione formale
primitiva ref: Posizione-CONFIGURAZIONE.
Per avviare un minimo di comprensione dobbiamo fare ancora una volta ... un
discorso di forze, ma ora si tratta di forze all'interno della materia e di
legami intermolecolari.
Quando io piego il chiodo, i legami che trattengono ordinatamente le particelle
di materia resistono alla tensione operata dall'esterno.
Se io pero' successivamente raddrizzo e ripiego piu' volte il chiodo, nel punto
in cui le particelle sono coinvolte all'interazione, si crea un disordine che aumenta
gradatamente, e il ferro si spezza, perche' la forza di coesione
che mantiene unita la materia omogenea diminuisce via via.
Il bambino dice:
il chiodo di ferro e' duro
Nel linguaggio comune chiamiamo duro un oggetto che abbiamo difficolta' a
comprimere, scalfire, plasmare, modellare ...
La durezza e' dunque la resistenza che la materia, sempre ad opera delle sue
forze "sub macroscopiche" oppone alla pressione esterna, cioe' alla
forza "macroscopica" che noi applichiamo su un tratto si superficie.
Questa interessantissima proprieta' e' relativa e continua ed e' possibile
confrontare e ordinare diversi gradi di durezza.
E' possibile anche fissare classi di equivalenza e ad esse riferirsi per
ordinare materiale vario. Si puo' provare.
Un esempio di cio' e' la scala di Mohs. che si usa per classificare la durezza
dei minerali, dal piu' tenero - il talco - al piu' duro - il diamante -.
Il diamante in condizioni ambientali normali, non si lascia scalfire che ... dal
diamante stesso.
Il bambino dice:
il chiodo di ferro e' lucido perche' ribatte la luce
Il raggio luminoso che colpisce la superficie metallica liscia e non ossidata
viene in gran parte riflesso: non tutta l'energia luminosa pero' si riflette,
perche' una parte viene assorbita: scompare a livello "macroscopico" e
compare a livello "microscopico", una specie di eccitazione
molecolare.
L'energia luminosa diventa cosi' energia termica, calore: cambia la forma, si
conserva la quantita'.
Il chiodo di ferro infatti, se esposto al sole, dopo un po' si scalda.
Il bambino dice:
si scalda ... se lo mettiamo sul fuoco diventa scottante ... ma non brucia
Questa espressione va chiarita.
Un chiodo ed un bastoncino, accostati contemporaneamente ad una sorgente di
calore diventano entrambi "scottanti", ma vi sono grosse differenze di
comportamento tra i due materiali.
Il bambino dice:
il chiodo di ferro arrugginisce
A contatto con l'acqua, o piu' semplicemente con l'umidita' dell'aria, il
ferro reagisce e si modifica, ossidandosi
- il chiodo si bagna ... non assorbe l'acqua ... affonda
Appare evidente il leggero strato d'acqua che la forza di adesione - quante
forze ci sono! - lega temporaneamente alla superficie dell'oggetto.
Non e' invece visibile la penetrabilita' dell'acqua tra le particelle materiche.
Capire perche' affonda e perche' non sta a galla ... non e' piccola cosa, eppure
pare una piccola cosa: il peso specifico del chiodo e' maggiore del peso
specifico dell'acqua.
fa un rumore metallico
il rumore emesso dai corpi che, percossi vibrano, si distingue per la sua
caratteristica timbrica.
Gia' gli antichi Cinesi avevano capito che il timbro musicale dipende proprio dal
materiale di cui e' fatto lo strumento che lo emette.
I Greci perfezionarono questa ricerca e strutturarono le famiglie timbriche:
l'orchestra sinfonica e' ancor oggi ordinata sul sistema greco.
Questo descritto e' solo un possibile approccio realizzabile con i ragazzi:
la sua misura disciplinare rispecchia il mio personale limite, ma forse la sua
semplicita' puo' essere per taluni incoraggiante. Gli spunti inseriti, le
espressioni verbali, gli aspetti toccati sono tratti da esperienze realmente
vissute in classe e rispecchiano la lettura che i bambini riescono a fare.
Tuttavia, se cio' offre un quadro alquanto panoramico, e' pur vero che nulla
approfondisce.
Abbiamo aperto discorsi, non li abbiamo esauriti. E' solo lavorando
operativamente, facendo e raccontano piu' e piu' esperienze guidate di lettura e
d'intervento sulla realta' che il bambino potra' avviare in se' la crescita di
questi concetti.
Infatti solo nel rapporto operativo, funzionale si riesce a cogliere di ciascuno
di essi un significato meno intuitivo piu' disciplinare.
Costruito dunque un approccio motivante, quale esso sia, e' possibile fare con i
bambini una scelta consapevole e motivata di un tema da approfondire,
applicandolo a situazioni diverse.
E nuovamente, in forma via via piu' conscia, lavorare su un concetto, visto da
diversi punti di vista disciplinare - fisico, chimico, biologico, matematico,
linguistico ... - implichera' gestirne e chiarirne altri.
Tutto cio' a livello esperienziale e fenomenologico. La quantificazione e' bene
che sia successiva: se i tempi sono maturi scaturisce spontanea come esigenza
formale e operativa.
storico | attuale |
---|---|
numero seguito da una marca | numero seguito da una unita' di misura |
17/9/1985
Qualche approccio esperienziale.
Sono i primi giorni di scuola.
L'idea che mi guida e' quella di portare a costruire un albero FINTO usando
materiale VERO.
Usciamo nel parco, guardiamo, tocchiamo, parliamo, confrontiamo; raccogliamo
parti VERE dell'albero: corteccia, rametti, foglie, ghiande, frutti, semi ...
In classe discutiamo
Marianna sostiene che si, si puo' fare.
All'asilo lo hanno fatto, prendendo un grosso ramo e fissandolo a un sostegno.
Sono i primi approcci tra loro, con me, con un nuovo modo di lavorare.
Non e' possibile precisare di piu' ... non partecipano.
Faticano moto a concentrarsi.
Pochi sono brevemente coinvolti.
Presto si stancano tutti.
Si stancano a fare, si stancano a parlare in forma guidata, non si ascoltano a
vicenda.
E' necessario concludere in fretta per non dover ripartire da capo.
Anche la mia disponibilita' a questo punto e' esaurita: decido che il nostro
albero sara' piatto - perche' voglio farlo in un foglio di carta e sulla carta e0
difficile farlo "tondo".
Loro non avvertono il grosso salto dalla realta' tridimensionale alla
rappresentazione bidimensionale, ma la mia intenzionalita' e' evidente.
Raggruppiamo le foglie "uguali".
La loro idea di uguale e' quanto mai vaga, ma ci capiamo: vogliono dire della
stessa specie, la riconoscono dalla forma.
Ogni albero ha le foglie "uguali" e cosi' dobbiamo farlo noi: non importa se le
foglie sono state raccolte sotto alberi diversi!
Pero' lo diciamo, ed e' anche questo un larvato approccio disciplinare.
Non riesco ad ottenere di piu', o far meglio: sono troppi, dispersivi, non
sufficientemente motivati.
Facciamo mucchi di foglie "uguali" tra loro e contemporaneamente raggruppiamo
le
altre "parti di pianta" - ghiande, ricci, piccioli ... - e ancora a lato la
corteccia.
Qui siamo ancor piu' imprecisi: non solo proviene da alberi diversi, ma d alberi
di specie diversa.
L'abbiamo raccolta da terra e la selezione richiederebbe un impegno non
sostenibile al momento.
Lavoriamo con le foglie di platano.
Siamo fuori nel parco. C'e' il sole.
Disegno il contorno dell'albero su un foglio bianco da pacco. Metto a terra il
foglio.
Con me ora c'e' il collega contitolare: in due si lavora meglio. Ci dividiamo il
lavoro.
La collega aiuta i bambini a riempire gli spazi delimitati dal tratto, io li
aiuto a scegliere e preparare il materiale da incollare.
Do' istruzioni, porgo domande.
Ricevo silenzi o conferme, operative o verbali.
Correggo verbalmente: e' importante cominciare a capirci reciprocamente e
occorre farlo in un rapporto individualizzato.
Evito di intervenire praticamente: solo in alcuni casi esemplifico e faccio
osservare.
Mentre uno lavora gli altri guardano, poi prendono a gestirsi da soli.
Lavoriamo al tronco.
OGNI bambino deve prendere SOLO un pezzo di corteccia per volta. | |
Dove metti il vinavil? | |
nella parte interna | |
qual e' la parte interna? Sceglila ... Metti TANTO vinavil. Riempilo TUTTO. Che FORMA ha la corteccia? |
|
e' piatta ... tonda ... curva ... | |
ora prendete SOLO pezzi PICCOLI e SOTTILI | |
questo va bene? | |
questo e' sottile, maestra? | |
questo e' sottile, ma non e' piccolo ... va bene lo stesso ... | |
Ora lavoriamo con le foglie. Devono decidere da soli dove applicarle. Le foglie di platano devono comporre la chioma dell'albero, con le altre devono ricoprire lo spazio ai suoi piedi. |
|
sull'albero devono essere uguali ... | |
sotto non importa | |
c'e' il vento che le porta ... | |
Cominciano a dare segni di stanchezza. Occorre fare presto. |
|
Ogni bambino deve mettere ancora ALMENO UNA foglia, poi, se e' stanco, puo' ... | |
dove metti il vinavil? | |
sopra ... no, sotto | |
prova ... va bene? No ... trova il SOTTO ... qual e' il sotto? | |
Dai loro interventi spontanei si capisce chi ha capito e chi lavora per
"prova a errori". In alcuni casi intervengo, ma mi rendo conto di non riuscire a stabilire un colloquio capace di modificare: neppure cosi', lavorando su materiale reale. |
|
Mattia | Questa foglia e questa sono piccole. Le mettiamo insieme. Facciamo finta che "erano" una di quelle grandi |
non capisce che due o piu' piccole foglie di ligustro non possono fare una foglia di platano! | |
Claudio | Questo - indica e sceglie un rametto con una decina di foglioline - possiamo fare finta che "è" un cespuglio |
perché? | |
Salvatore | perche' va bene: ci sono tante foglie |
Daniele | - che non ha ancora capito - possiamo metterlo sui rami: sui rami ci sono tante foglie (ma non sono di quella specie) |
23/9/1985
A scuola abbiamo mangiato l'uva | |
e' uva "bianca" | |
e' uva vera | |
e' un frutto | |
e' fatto dalla pianta | |
come si chiama la pianta che fa l'uva? | |
Solo Daniele lo sa: suo padre ha un vigneto. | |
facciamo l'uva finta?! | |
si, facciamola | |
possiamo usare materiale vero? | |
i chicchi no ... | |
si chiamano acini | |
la pelle no ... | |
si dice polpa ... polpa e buccia | |
le foglie si |
Andiamo nel parco: c'e' una vite americana.
Usiamo i rami con le foglie e i pampini.
Disegniamo gli acini sulla carta.
I bambini scelgono i colori, nella gamma dei gialli e dei verdi per l'uva
"bianca" e nella gamma dei rossi, dei blu e dei violetti per l'uva
"nera".
Ritagliamo gli acini colorati e insieme componiamo i grappoli su un cartellone
murale. Poi lavoriamo sul quaderno.
Qui accanto al vero/finto mi ero prefissata di avviare una riflessione
linguistica.
L'uva non e' "bianca" ne' "nera" eppure a tutti ci va bene
cosi'.
Piu' tardi cerchero' di riprendere il discorso con frutta "secca": il
fico secco e' un frutto, anzi un'infruttescenza, la castagna e' un seme, eppure
con "frutta secca" classifichiamo entrambi.
Il linguaggio parlato, nella sua ricchezza e adattabilità. e' diverso dal
linguaggio formale, dove una stessa parola assume valenze diverse, ma di volta
in volta precise.
Che vuol dire "simile" in biologia, geometria, in letteratura?
Io credo che valga la pena di avviare per tempo una riflessione sui diversi
significati attribuiti alle parole.
16-12-85 lunedi'
la bottiglia e' naturale o artificiale? | |
artificiale | |
e' logico | |
che cosa? | |
se "era" naturale "viveva" in natura! | |
invece? | |
invece la fanno | |
il materiale dove lo pigliano? | |
... e' vetro | |
lo pigliano dalle finestre | |
lo fanno | |
prendono il materiale che serve | |
ce l'hanno loro | |
lo comprano |
Vado alla lavagna e comincio a schizzare e scrivere, lasciando ai bambini tutto lo spazio espressivo possibile
Non lo sanno.
Proviamo con un altro materiale.
dove si trova la creta? | |
la prendono ... si chiama argilla ... e' in fondo al fiume ... e' grigia ... e' morbida ... e' naturale ... e' in natura ...l'uomo la prende e la lavora ... | |
Emilio | i mattoni si fanno con la creta e la paglia |
come lo sai? | |
Emilio | lo so |
Gli Egizi facevano i mattoni impastando insieme creta e paglia | |
Emilio | adesso mi ricordo: l'ho visto in Grecia |
Ora, nell'ordinare questi appunti mi rendo conto di quanti aspetti
avrei potuto sviluppare qui e altrove. Era la mia fretta di concludere che mi spingeva a proseguire? Era l'impressione di perdere tempo? Era il disinteresse dei bambini? Nulla di tutto cio'. Era ancora una volta la pesante situazione della classe, in cui i momenti di calma e di concentrazione, potevano concludersi imprevedibilmente. Provo a tornare al vetro. |
|
dove si prende il materiale per fare il vetro? ... forse non si trova cosi' ... forse si ricava da qualcosa? | |
si prende dalle macchine ... dal ghiaccio (!!) | |
Non hanno altre idee. L'interesse e' caduto. Sono molto delusa. |
Per ragioni di spazio tralascio di riferire ulteriori attivita' limitandomi ad indicare gli argomenti avviati nel corso dell'anno: