Casa del sole - Milano.

  1. Presentazione
  2. Mangiare, cuocere, fuoco
  3. Caldo, calore, asciutto, asciugare, evaporare, freddo.
  4. Neve, ghiaccio, caldo, sole, luce, fuoco.
  5. Scaldare le mani; da dove viene il caldo.
  6. Verme
  7. Chiodo di ferro.
  8. Oggetto finto - materiale vero.
  9. Oggetto finto - materiale finto.

Presentazione.

Insegnante: Margherita Pitarresi Freddi

La classe di scuola elementare 1a C e' composta da 24 allievi, 13 maschi e 11 femmine.
La "Casa del Sole" e' una scuola all'aperto: i suoi padiglioni sono sparsi in un vasto parco, nel quale i bambini possono coltivare un continuo contatto con la natura.

Sorge legittimo un dubbio: tante figure, tanti "modi" tante sollecitazioni NON CONCORDATE (la programmazione  e' quella che e') non sono eccessivi per bambini di 6 anni, alcuni dei quali gia' fortemente "disturbati"?
Queste e altre considerazioni cui accennero' piu' oltre hanno rafforzato in itinere la scelta intenzionale di concedere attenzione al vivere quotidiano e alla frequente espressione dei bimbi dapprima spontanea poi sempre piu' pilotata, per farmi un'idea dei loro preconcetti, dei modi di ragionare, delle strategie operative, delle conoscenze, degli interessi.
In classe, a tavola, ai servizi, nel parco i bambini saltano, corrono, disegnano, respirano, masticano: occorre disponibilita' ad "ascoltare" e a "rispondere" favorendo la presa di coscienza delle situazioni e delle relazioni e l'uso di tutti i canali espressivi, la capacita' di valutazione e di scelta, l'acquisizione di abilita', l'esperienza di progettare e di rappresentare, che  via via costituiranno i presupposti per attivita' piu' organiche e disciplinari.
Il mio intervento, in parte intenzionale, in parte riflesso, era rivolto ai bambini per aiutarli a riprendere e intensificare, a volte ordinare e costruire, l'approccio con il reale, via via distinto dal fantastico e dalle deformazioni emotive e intervenire cosi' su modelli, schemi, incoerenze.
Ai bambini cio' e' servito per cominciare a osservare secondo finalita' diverse e ad esprimere in un contesto di coetanei e di adulti la propria opinione, facendola rispettare nel rispetto di quella altrui; per cominciare ad "ascoltare" e confrontare punti di vista diversi; per esternare percezione, impressioni e sentimenti, cose ben diverse e parimenti significative, che e' necessario distinguere e dominare; per imparare a fare selezioni ed esprimere voti, rinunciando a fare cose per farne altre; per coltivare la capacita' di tradurre via via e di esprimere a parole e a segni la crescita del saper fare, del saper guardare, del saper comunicare e trasferire.
Nel contempo mi e' stato possibile avviare organicita' nel patrimonio comune di conoscenze elementari recuperando a questa ricchezza gli svantaggiati iniziali, per poter procedere poi con migliori e piu' ampi contributi produttivi, in attivita' che per gradi diverranno piu' ricche in senso specifico e disciplinare.
Quest'anno, a differenza del ciclo passato, ho messo in atto come obiettivo primario, un'azione di graduale coinvolgimento, recuperando pian piano l'intera classe con stimoli diversi.
Le registrazioni di quest'anno, necessariamente frammentarie, possono considerarsi esemplificazioni per avviare lo svolgimento di temi:

Mangiare, cuocere, fuoco.

doc: 8/10/1985 martedi'. Breve registrazione esemplificativa.

Come si mangiano le castagne?
sbucciate
cotte
crude
bisogna metterle nella pentola
prima non si devono sbucciare
Posso cuocere le castagne gia' sbucciate?
ci impiega di piu'
Chi cuoce le castagne?
la mamma
Che cosa cuoce le castagne?
 la pentola
 no, il fuoco (tutti)
Il fuoco cos'e'?
e' una cosa che brucia una cosa ... o i vetri o le case ...
riscalda il mangiare che e' freddo
e' come il sole
il sole riscalda
 il fuoco e' fatto di spirito
riscalda il mangiare
il fuoco e' fatto di gasolio
anche con la benzina  [si fa il fuoco]
 ... e' fatto di gas
... e' fatto di petrolio
Chi te l'ha detto?
... (silenzio)
Come fai a saperlo?
non so ... l'ho pensato ...
il fuoco viene dai vulcani
... anche dal diavolo ...
ha ragione Claudio che e' sottoterra, perche' c'e' la lava
Cos'e' ?
e' quella che esce dal vulcano
se c'e' un masso di legno grande e un legnetto, fai cosi' ... [sfrega le mani]: esce il fuoco
Da dove viene il fuoco?
c'e' un buco: esce
Ce lo devo mettere dentro?
si
Ce lo metto io o esce da solo?
ce lo mette qualcuno
il fuoco viene dal gas
si puo' fare anche con il legno ... fai cosi' ... [sfrega le mani a pugno]: viene la fiamma

Che cosa possiamo astrarre da questa breve registrazione esemplificativa?

  1. I pregiudizi che emergono spontaneamente
  2. Le idee o le informazioni che i bambini traggono da esperienze di natura diversa
  3. Un primitivo concetto di tecnica (fai cosi' ... esce il fuoco) che poteva essere sfruttato didatticamente per sollecitare altri modi di accendere il fuoco.
  4. L'insicurezza dei bambini nel leggere situazioni che non dominano
  5. L'incapacita' del bambino di distinguere il reale dal fantastico
  6. Le concezioni utili per avviare un discorso disciplinare a carattere fisico, chimico, biologico.

Caldo, calore, asciutto, asciugare, evaporare, freddo.

Claudio dentro al calorifero mettono l'acqua calda. Quando li accendono diventa calda
  la mettono calda o fredda?
Laura forse la mettono fredda e la fanno riscaldare con il calore
  dove lo pigliano il calore?
Laura io non lo so ... forse non lo prendono il calore. Quando accendono il calorifero il calore si forma

Sembra dapprima che il calore sia "qualcosa" ma poi Laura dice: - forse non lo prendono ... il calore ... si forma ...
Sembra che scaturisca dal nulla!

Ho messo un panno bagnato sopra al calorifero, perche' non abbiamo vaschette con l'acqua.

  che succedera'?
Simone diventa asciutto.
  che vuol dire?
Salvatore che non e' piu' bagnato
Antonio i prima era bagnato ... poi diventa asciutto
 come fa?
Antonio con il calore

Tutti i giorni i b hanno sott'occhio fenomeni di evaporazione.
Il primo passo utile mi e' parso quello di condurli ad una graduale presa di coscienza (i panni stesi ad asciugare, le foglie che seccano, l'alcool che scompare dalla ferita medicata, ecc ...) ponendo questi fenomeni in relazione con il calore per riprenderli successivamente in forma ravvicinata e approfondita e unificarli nei distinti concetti di evaporazione, essiccazione, traspirazione ... poi in quello piu' generale di passaggio di stato.
Nel corso di passate esperienze ho avuto modo di preferire questa scelta prima di parlare di ebollizione: dopo diventa piu' difficile poiche' l'evaporazione tende a legarsi solo a questo fenomeno che si impone percettivamente rispetto agli altri, invece evaporazione avviene a tutte le temperature ed e' dipendente da molti fattori (vedi scheda evaporazione).

Esperienze guidate possono portare gradatamente il b alla lettura delle variabili dell'evaporazione, in parte sperimentabili, in parte a livello intuitivo.
Per avviarli poi verso la quantificazione e' possibile far variare una grandezza per volta e indurli a osservare:
- se questo aumenta,  che succede a questo ... a questo ... a questo?
   E se diminuisce?
   E poi quest'altro ...


Evaporazione

Passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso.

Le variabili dell'evaporazione.

L'evaporazione avviene a tutte le temperature, non solo durante l'ebollizione, ed e' dipendente da molti fattori:
- la sostanza che evapora
- la superficie di evaporazione
- la pressione atmosferica, quindi l'altitudine
- le correnti d'aria
- il grado di umidita' dell'aria
- il tempo di esposizione
- la quantita' di calore fornita dall'ambiente o da altre fonti nell'unita' di tempo
- ...

Sublimazione

passaggio dallo stato solido allo stato gassoso

es: naftalina


da dove viene il calore?
Salvatore dal calorifero
Alice dal tubo ... dentro il tubo c'e' calore
che e'?
Simone il caldo
 perche' accendiamo il calorifero?
Silenzio
Alessandra fa freddo
Angela  piove
il vostro corpo e' caldo o freddo?
Mattia caldo
 da dove viene il caldo del vostro corpo?
Simone dentro al corpo c'e' il sangue ... che e' caldo
Emilio il calore scorre nel sangue

Nella nostra scuola ogni padiglione ha un impianto di riscaldamento autonomo. La caldaia funziona ancora a carbone. I b lo sanno, lo hanno visto.
Conoscono il "caloriferaio". Nessuno di loro tuttavia ha collegato la produzione di calore con la combustione del carbone!
Nessuno mi ha chiesto di andare a vedere.
In altra occasione hanno affermato che:
- le foglie secche non bruciano
poi che:
- il fuoco brucia ... il fuoco si può fare con il legno. In questo caso pero' non intendevano dire che il legno che brucia e' una fonte di calore, ma semplicemente che con il legno "sfregato" si accende il fuoco.

Appare cosi' che essi collegano l'emissione di calore
- al moto: correre, saltare, sfregare le mani
- alla luce: lampadina, sole, fuoco (vedi poi)
- alla combustione di idrocarburi (gas, gasolio, benzina)
tuttavia non riescono a porla spontaneamente in relazione con la combustione
- del carbone
- di sostanze organiche vegetali o animali del mondo esterno e ancor piu' nel loro corpo.

Aver chiarito cio' mi aiuta nella scelta di esperienze utili per affrontare uno dei nodi dell'alimentazione: portarli a capire che,

Ma questo obiettivo e' a lungo termine e molte esperienze diversificate devono intercorrere tra i due punti.

perche' quando uscite volete mettere il cappotto?
Marianna fa freddo
Guido se no ci ammaliamo
Alessandra i b hanno freddo
Simone ha il pelo il cappotto
Emilio  perche' la pelle si raffredda
Laura c'e' l'autunno
Anna no ... c'e' l'inverno ...

I b avvertono il calore come grandezza di scambio, ma per loro il passaggio puo' avvenire in entrambi i sensi:
- dal freddo al caldo
- dal caldo al freddo
Alessandra: i b hanno freddo
E' come dire che il freddo esterno si comunica al corpo. In effetti, da un punto di vista biologico, noi avvertiamo una sensazione di freddo, perche' ci viene sottratto calore.
L'organismo recepisce e risponde per ristabilire il proprio equilibrio termico.
L'uomo moderno risponde invece con una scelta di comportamento;indossa il cappotto. La reazione biologica e' istintiva, l'azione intelligente e' intenzionale, ma entrambe tendono alla buona conservazione dell'individuo.
Guido dice infatti: se no ci ammaliamo.
Emilio: la pelle si raffredda.
E' come dire che cede il suo calore.
Fra il punto di vista di Alessandra e quello di Emilio ve ne sta un altro:
quello di Simone: - il cappotto ha il pelo. Anche lui ha ragione!
Forse egli vede l'indumento come elemento isolante, fra il corpo e l'ambiente.
Sembra facile far passare questo concetto! Solo una prova lampante li convince che "la lana come mantiene il caldo cosi' mantiene il freddo" - diffuso detto regionale.
Le sensazioni termiche vengono raramente coltivate nella scuola e agli stimoli della vita quotidiana impariamo a reagire automaticamente, senza prendere coscienza dei fenomeni che li determinano.
- perche' in cucina si usa il cucchiaio di legno e a tavola si usa i materiale diverso?
- perche' mettiamo le bevande fredde nel vetro e quelle calde nella porcellana?
- un cubetto di ghiaccio si scioglie piu' in fretta su un oggetto di legno o di metallo?

Neve, ghiaccio, caldo, sole, luce, fuoco.

doc: 12/02/1986 ore 8:45

Mi sono accordata con Sandro B. (specialista in agraria) per andare a prendere della terra. Vogliamo riempire un paio di cassette e seminare cose diverse. Scegliamo l'ex pollaio.
ore 10:20 circa

Guido Sandro faceva fatica a scavare.
Gabriele perche' la terra era dura ... era piena di ghiaccio ...
Alice  ... era nevicato sopra ... l'acqua era fredda ... e' ghiacciato
Gabriele  volevo dire ... non mi ricordo piu'
Angela ... si e' sciolta la neve ... l'acqua e' andata a finire nella terra
Dario la neve e' andata sotto terra, dopo e' diventata ghiaccio
Angela no ... la neve e' andata sopra la terra
 
Daniele l'acqua e' andata giu'
la neve puo' andare giu'?
Antonio si, perche' e' acqua
Alice si, quando si scioglie.
Angela con l'acqua si bagna la terra.
Alice dopo che si e' bagnata, si asciuga la terra ... con il sole ... con il caldo ...
perche'? Che fa il caldo?
Anna scioglie la neve
Alice asciuga
Luciana scalda
Gabriele una volta ho visto che bruciava un albero
e' il calore che brucia o e' l'albero che brucia, che fa calore?
Gabriele il fuoco brucia l'albero ... e fa caldo
Angela il sole fa scottare le macchine ... lo so ... le ho toccate
Elisa_T.: il sole fa crescere le piante
Dario il sole fa fatica per sciogliere la neve
Antonio no, perche' ha molta potenza
Rino il sole fa luce
che differenza c'e' tra la luce e il calore?
Angela il sole picchia ... il calore fa caldo
Mattia la luce riscalda ... anche il sole illumina e anche la lampadina illumina ... il sole riscalda anche ... la lampadina riscalda un pochettino .... un giorno l'ho toccata e bruciava ...
Guido se c'e' il sole ... con uno scudo d'acciaio lo rifletti ... rifletti il sole che picchia .... dopo se arriva qualcuno vicino lo acceca ... perche' ribatte la luce
Antonio quando il nonno faceva il fuoco, io e mio cugino con la brace facevamo pure noi il fuoco
il caldo e il fuoco sono la stessa cosa?
Antonio boh! ... si [sta pensando] ... c'entra ... perche' il caldo viene dal fuoco ... il fuoco fa venire il caldo
Laura la luce serve per vedere ... invece il fuoco serve per scaldare
Alice quando andiamo in montagna c'e' sempre caldo
c'e' piu' caldo in citta' o in montagna?
voci in montagna ...
in citta' ...
Elisa_ T. no, al mare
Marianna il sole passa dalla finestra
Gabriele dal vetro
Antonio il vetro e' trasparente
Marzia allora sui muri [le pareti dell'aula] si vede la luce del sole
Antonio posso andare li', che qui c'e' troppo sole? [vuole spostarsi in un banco dove non "batte" il sole]
Alice i camini li hanno fatti apposta per scaldare in inverno
cosa?
Marianna le case
Angela esce il fumo ... quando le mamme cucinano ... anche la legna quando brucia ... esce il fumo quando brucia la legna

Nel corso dell'anno non sono state fatte attivita' specifiche e organiche sul calore o piu' in generale sull'energia, tuttavia si notano via via cambiamenti significativi, sia di ordine metodologico che concettuale.
Ora i b riescono a reggere il discorso e gli interventi adulti sono meno frequenti e piu' mirati.
Il racconto dell'esperienza nell'ex pollaio e' ben piu' ampio di contenuti - basti pensare sul "perche'" abbiamo scelto quel luogo per prendere la terra! - e piu' affettivamente urgente - ciascuno aveva una propria versione dei diversi momenti vissuti - tuttavia i b si lasciano condurre a ragionare in astratto, esprimendo le loro idee legate al calore: eppure rimane costante e vivo il legame con la loro vita di tutti i giorni.
Cominciano a capire che la maestra rispetta i loro limiti e i loro ritmi, ma richiede partecipazione attiva, confronto di idee, modificazione, estrinsecazione di cioe' che e' diverso o non si comprende.

Ora emergono concetti utili, possiamo farne una lettura da adulti.

Passaggio di stato

L'energia dunque compie lavoro

L'energia si trasforma

La luce riflette, si rifrange, e' assorbita

Durante la combustione piccole scorie solide si volatilizzano, ma Angela fa tutt'uno del fumo e del vapore

Infine emerge la consuetudine ormai acquisita a cercare la funzione degli elementi in discussione

Quale importanza hanno assunto per me queste note, regolarmente registrate!
Esse esprimono una primitiva idea di calore e di luce, gia composta in una sua coerenza, rispettosa di una lettura spontanea dei fenomeni, ma non distorta ne' rigida.
E' una situazione di partenza che richiede all'adulto un gesto di coraggio ad affrontare attivita' esperienziali piu' sistematiche e profonde, atte a sviluppare nei b la capacita' di interpretare i fenomeni e di astrarre e porre in relazione concetti via via piu' vicini alla scienza accreditata.

Scaldare le mani; da dove viene il caldo.

doc: 14/02/1986 Venerdi' ore 8:45

Antonio: il caldo viene dalla stufa
Angela: anche dal calorifero, dal camino
Guido: dal fuoco
Elisabetta: dal sole
Mattia: anche dalla nostra pelle ... viene il caldo
Daniele: c'e' anche in casa il caldo
Alice: anche dalle cose calde da mangiare
Marianna: puo' venire anche dalla luce
Salvatore: anche dalla sigaretta accesa
Elisa_T.: [silenzio]
Marianna: dal motore dell'auto
Anna: dalla candela quando e' accesa
Gabriele [silenzio - dice: non mi ricordo piu']
Marzia silenzio
Rino il caldo viene anche dall'acqua calda, se ti metti vicino
Antonio il caldo viene pure dal nostro fiato
Marzia quando noi stiamo a dormire il caldo viene sotto alle nostre coperte
da dove viene?
Marzia da noi
cioe', che vuoi dire?
Antonio dal nostro corpo
Marzia si, e' vero
Gabriele quando si corre si suda e il caldo viene anche da li'
cioe' da dove?
Gabriele dalla persona che suda
Angela il caldo viene da tutte le parti
Alice puo' venire anche dai nostri vestiti ...
Marianna anche quando vai dentro al circo quando fanno il fuoco per far saltare i leoni
Laura quando i vestiti si appoggiano sulla stufa vengono caldi ... e' la stufa che li scalda
Luciana io il caldo lo sento dentro nei vestiti
chi te lo da?
Luciana la stufa ... oppure quando sudiamo
quando hai freddo alle mani cosa fai?
Luciana me le metto in tasca
oppure
Gabriele metto i guanti
Salvatore le metto nella stufa
bravo! Cosi' arrostiscono!
risate
Salvatore sopra la stufa le metto
sopra attaccate o lontane?
Salvatore lontane
lontane o vicine?
Salvatore lontane
allora non senti il caldo della stufa, o si, lo senti?
Salvatore si, lo sento lontano
quando avete freddo alle mani, cosa potete fare per scaldarle?
Elisa le scaldo col fiato
Salvatore con l'accendino delle sigarette
ah si? Con che cosa funziona?
Salvatore con il gas ... si carica l'accendino di gas ... c'e' un rotondo che si gira [silenzio]
Rino ... fa la scintilla ... si accende
che cosa?
Rino l'accendino ... [silenzio] esce fuori il gas e si accende
il gas o l'accendino?
Rino il gas
torniamo a parlare delle mani ... trovate altri modi per scaldare le mani
vari stufa, camino, calorifero
trovate altre cose, altri modi
Antonio si strofinano ... oppure si mettono sotto ai fianchi [indica le ascelle]
Angela quando dai gli schiaffi sulle guance diventano calde
Salvatore si possono scaldare con i fiammiferi
gia' ... e' vero ... sapete la storia della piccola fiammiferaia? Ve la racconto ...

Durante la refezione alcuni b chiedono:

Scrivo la domanda alla lavagna.
Rispondono su un foglietto, individualmente.

Alcune risposte fanno ancora sorridere, ma e' una regola del gioco esprimere sempre e comunque il proprio punto di vista e farlo rispettare rispettando quello degli altri.

Dopo che ogni b ha letto ai compagni il suo scritto, mi consegna il foglietto e torna a posto.

Lascio via via spazio agli interventi richiesti, poi scrivo alla lavagna:

da dove e' venuto il caldo che c'era nel latte?

Noi adulti possiamo leggere in queste parole di b un primitivo senso di equilibrio termico.
Sarebbe stato sufficiente porre un'altra domanda:

da dove puo' venire il caldo?

per portarli a sbrigliarsi verso innumerevoli fonti di calore, con o senza produzione propria, approfondendo cosi' il discorso precedentemente avviato e cominciando a dare organicita' a questo concetto.

Verme.

doc: 14/10/1985

  L'altro giorno tu hai trovato il verme? (nelle castagne)
Elisa_C si, ma poi e' morto
  Emergono le preconcezioni spontanee su "vivente"
  Come fai a sapere che e' morto?
Elisa Guido l'ha buttato per terra ... poi non si muoveva piu'...
  e prima si muoveva?
Elisa si
  che vuol dire che e' morto?
Elisa vuol dire che non respira piu' ... non fa piu' niente e sta a terra ... se uno non lo muove non fa niente ...
  Elisa ha visto due aspetti del vivente, la respirazione e il movimento, poi tace. Forse stimolata avrebbe aggiunto altre cose, ma io non intervengo volutamente, per lasciare spazio agli altri. Guido chiede la parola.
Guido i vermi vivono dentro le castagne ... se vivono fuori poi non ci hanno piu' da mangiare ...
  Guido esprime un punto di vista statico preciso sul rapporto tra essere produttori e esseri consumatori: quei vermi mangiano solo castagne.
La sua lettura e' probabilmente corretta, ma limitata al caso particolare, da qui e'  necessario partire per avviarlo a differenziare situazioni.

Le specie inferiori nella scala naturale difficilmente sopravvivono in condizioni di vita mutate, ma le grandi specie, ad esempio gli uomini, ma anche gli insetti, si adattano alle mutate condizioni ambientali. La grande varieta'  di carattere che e' in esse determina una selezione naturale e consente la sopravvivenza al piu' adatto, favorendo le variazioni vantaggiose.

  che mangiano i vermi?
Guido le castagne ... pero' solo i vermi bianchi
  Anche questa relazione non e' banale: da qui e' possibile partire per una comparazione di caratteri di individui di specie diverse ma appartenenti allo stesso genere per osservare i rapporti tra i comportamenti, gli organi, le condizioni di vita.

Vorrei focalizzare brevemente l'organo dell'assunzione del cibo per riportare il discorso a noi stessi.

  che cosa usano per mangiare le castagne?
  silenzio
  tu con cosa mangi?
Guido con la forchetta ...
  spesso diamo per scontato che il bambino conosca il proprio corpo esteriore, in realta' spesso e' necessario aiutarlo a prendere coscienza dei propri organi e delle relative funzioni.
  E il cibo dove lo metti?
Guido in bocca
  la forchetta a che ti serve?
Guido per prendere la roba ... e portarla in bocca
  e poi che ci fai?
Guido la mando giu' ...
  subito?
Guido no ... prima la mastico ...

A tavola questa affermazione ha avviato una graduale e collettiva esperienza di masticazione per insalivare, per ridurre in pezzetti e poi in poltiglia il cibo, per sentire meglio i diversi sapori: per sentire i sapori mischiati imparando anche ad accompagnare con il pane i cibi meno accetti; per educare a piccole dosi l'appetibilita' di cibi sino allora sconosciuti o rifiutati; per cominciare a sentire la modificazione di sapore nel cibo insalivato - il pane, ad esempio, se ben masticato e insalivato diventa un poco dolce, perche' l'amido reagisce con la ptialina e si trasforma in zucchero - ma loro dicono di no, che non puo' essere perche' nel pane non c'e' zucchero ... nella torta si ...
Il pregiudizio ostacola l'obiettivita'.
Entro la fine dell'anno scolastico la classe si e' abituata ad assaggiare tutto e a lasciare raramente resti nel piatto.
Pochissimi non bevono il latte.
Tutti hanno imparato ad usare piu' correttamente le posate, compreso il coltello.
E' vero, questo non pare un approccio disciplinare, ma e' secondo me un modo, legato alla vita di tutti i giorni, utile per prendere coscienza di molte cose e puo' divenire una motivazione importante per costruire conoscenza.

  c'e' il grasso intorno alla carne ... non mi piace, me lo togli ... l'olio sta a galla ... la pasta al burro ... la mamma usa ...
  nel pane c'e' grasso? Nella polenta? Nelle verdure? Nelle castagne? Nelle noci? ...
- e lo zucchero?  Quali cibi contengono zucchero? ... solo quelli dolci o anche altri?
  il latte e' un po' dolce ... la frutta e' dolce ...
- pero' non ce lo mettono ... e' cosi in natura ... la pianta ce lo mette ...
  chi lo fa?
  la pianta
  nella frutta ci sono le vitamine
  che sono?
  boh, ... non lo so ... si dice cosi'
  vitamine vuol dire sostanze che servono per la vita ... per vivere. Secondo voi dove sono le vitamine?
  Non hanno idea ne' di dove sono, ne' a cosa servono. L'argomento nono li interessa spontaneamente.
Molti non vogliono mangiare le lenticchie.
Guido non mi piacciono, non le ho mai mangiate
  Ancora pregiudizi!
Altri rifiutano i fagioli e i piselli.
In classe lavoriamo con i semi: abbiamo parlato dei legumi.
  Questi semi sono molto importanti per la nostra alimentazione, poiche' sono ricchi di proteine, quelle sostanze che ci servono per far crescere il corpo ...
  Non cerco di trasferire ad altri cibi perche' non ho avuto riscontro: nemmeno le proteine interessano.
Si divertono di piu' a cercare il germe delle lenticchie e a separare il tegumento dai cotiledoni del fagiolo trovato intero fra la pasta.
E' evidente che le parole non supportate da esperienze significative, non fanno presa!!

Ritorno ora al discorso dei vermi, delle castagne, del cibo masticato

  perche' mastichi il cibo?
Guido perche' ... se non ti va giu' di traverso
  dove va giu?
  silenzio
  va giu' nei piedi? I piedi hanno bisogno di cibo?
  Guido capisce la prima domanda, ma non la seconda
Guido va giu' nell'intestino
  e che fa?
  gira dentro ... poi va sempre un po' piu' in giu' ... dopo diventa cacca ... e dopo la faccio uscire
  ma ... allora a che ti serve mangiare?
Guido per diventare grande ... diventare sempre piu' alto
  ma ... se il cibo lo mangi e poi lo ributti ...
Guido no ... un po' resta dentro ...

Era mia intenzione, in questa occasione, far lavorare i bambini su un'impronta corporea, per vedere quale percorso immaginavano che facesse il cibo ingerito, come lo avrebbero parcellizzato, quali modificazioni pensavano che avvenissero dentro al loro corpo.
Non l'ho fatto quel giorno, non l'ho piu' fatto.
Credo sia qui evidente che il lavoro documentato non intendeva sviluppare concetti, ma semplicemente favorire una primitiva e collettiva presa di coscienza del reale attraverso l'estrinsecazione di concezioni intuitive.

Un approfondimento piu' ampio sara' quindi indispensabile per avviare attivita' sull'argomento specifico

nel corpo abbiamo i buchi
sono piccoli ... non si vedono ... stanno sulla pelle
Gli uni parlano dei "grandi buchi", gli altri pensano ai "piccoli buchi": i due discorsi si intrecciano
come si chiamano?
si chiamano pori
lo sapevo gia'
Erano in molti a saperlo, ma il nome non veniva.
Quali sono i buchi piu' grandi del nostro corpo?
quello "che esce" la cacca ... e la pipi' ... e "dove" si respira ...
anche per le puzzette ...
anche gli occhi e le orecchie ...

Anche per questo studio e' possibile partire con un lavoro a gruppi su un ritratto impronta, poi, nella discussione collettiva si mettono a confronto i diversi punti di vista e da cio' si puo' avviare un discorso disciplinare.
Elencati i diversi aspetti emersi, insieme si sceglie un tema  e lo si approfondisce con esperienze mirate, che spesso i ragazzi stessi sono in grado di proporre.

Emilio quando sono andato in montagna ho trovato una castagna, ma dentro era marcia,  ... l'ho buttata ...
  secondo te che succede alla castagna quando la butti nel bosco?
Emilio si perde
  e poi che fa?
Emilio qualcuno la trova
  ma se e' marcia la ributta
Emilio dopo esce il vermetto
  alla castagna che succede?
Emilio ... alla castagna? ... dopo sio perde

Questa e' una chiara situazione di partenza.
Dopo solo un mese il modo di ragionare dei bambini si e' modificato.

Antonio quel fungo di sopra e' nato prima perche' si vede piu' grande
  come fa a diventare grande il fungo?
Antonio con le radici ... fanno diventare grande il gambo e il cappello ... - certo gli organi crescono in proporzione - quello piccolo e' nato una settimana fa e l'altro e' nato prima ... forse dieci giorni
  Antonio gioca a caso sulla durata del ciclo vitale di un fungo, pero' la sua valutazione e' ragionevole.
  solo le radici prendono la sostanza utile per diventare grande?
Antonio si, le radici
  e che fa con le radici?
Antonio le radici portano l'acqua dentro ... la prendono dalla terra
  se tu bevi solo acqua, diventi grande?
Antonio no, anche mangiare devo
  e il fungo beve solo acqua?
Anna io dico di no
  Molti dicono di no
  allora di cosa si nutre? ... che "mangia"
  - i semi
- le sostanze della terra
- le cose che ci sono nella terra ... le formiche morte .... le api morte ... le foglie secche ... i pezzi di radice ... i pezzettini di corteccia ...

Molti funghi sono in realta' saprofiti, cioe' si nutrono di organismi in decomposizione o di rifiuti organici, ma i bambini sono arrivati ad esprimersi cosi' perche' le piccole esperienze di tutti i giorni, sulle quali sono stati sistematicamente guidati ad esprimersi, a riflettere , a confrontarsi. ... hanno rimosso e modificato il loro punto di vista iniziale.
La loro visione e' ancora globale, macroscopica, intrecciata ... tuttavia in evoluzione.
Hanno visto arare la terra e abbiamo discusso sulle zolle lasciare seccare al sole, capovolte. Hanno ributtato i sassi nei solchi, per "rendere piu' facile" il passaggio dell’acqua e dell'aria nel terreno.
Hanno trovato lombrichi e vermi e li hanno "lasciati nel loro ambiente" perche' ...
Hanno calpestato e sminuzzato ogni osa lasciata cadere dagli alberi. La manutenzione del parco quest'anno e' stata limitata ed ha favorito i nostri approcci.
Una cosa li ha particolarmente colpiti: che fine fanno le api quando muoiono?
Hanno imparato a lasciarle nel loro ambiente.

  io dico che prima di nascere la mela ... ci sono i fiori ... e dopo appassiscono ... e dopo diventa mela
  se la mela si vede gia' ... deve ancora crescere
  come fa a crescere?
  perche' e' seminata ... allora c'e' l'albero che la fa crescere ... la fa diventare grossa
  di cosa ha bisogno per crescere
  di acqua, ... di terra ... di cibo ...
  In questo momento dell'anno non avevamo ancora iniziato le attivita'0 di semina e spontaneamente i bambini non elencano l'aria, la luce, il caldo, il tempo
  voi di cosa avete bisogno per crescere?
  di cibo ... di dormire ... di aria ... di acqua
  l'acqua e' un cibo?
  no, perche' e' da bere ... e' una bevanda
  il latte e' cibo?
  no
  cosa vuol dire cibo?
  il cibo e' una cosa da mangiare
  i bambini piccoli cosa mangiano?
  latte
  il latte si mangia o si beve?
  si beve
  il latte e' un cibo o no?
  silenzio
Simone il latte ha le vitamine: fa crescere!

Chiodo di ferro.

La comune espressione "chiodo di ferro" puo' apparire banale esempio di discussione, ma banale non e'.
Che dicono l e parole " chiodo di ferro" a un individuo di tre anni, di tredici o di trent'anni?
Che dicono a un bambino della scuola dell'obbligo,a uno scienziato, a un falegname, all'uomo della strada che raccoglie ogni giorno notizie dai canali d'informazione?
E ancora, che dice a me insegnante elementare?
Quando rifletto su "chiodo di ferro" faccio lingua, matematica o scienze?
Ma potrei cogliere fors'anche aspetti storici, tecnici, economici, estetici ... anche se ora ... Cerchero' di sintetizzare il mio pensiero.

Aspetto linguistico

Aspetto matematico

  1. classifico l'oggetto tra i chiodi, attribuendogli in forma implicita caratteristiche formale e proprieta' che mi consentono di individuarlo tra i vari elementi simili o diversi; 
    (una puntina e' un chiodo?)

E' compito delle scienze studiare e definire queste proprieta': anche la geometria, in fondo, non e' che un aspetto della fisica.

Aspetto scientifico

Quali sono le proprieta' - massa, peso, durezza, malleabilita', colore, lucentezza, conducibilita' termica, forma, dimensioni, funzione, materiale, ... - che mi consentono, dapprima in forma globale e intuitiva, poi via via piu' distinta e consapevole di classificare come tale il chiodo di ferro?
I bambini dicono inizialmente:

tuttavia se guidati e preparati - la capacita' di fare cresce col fare stesso - procedono a individuare proprieta' e relazioni

La stima del volume e' solitamente piu' difficile, globale e non quantificata e cio' accade, forse, non tanto perche' non riescono a mettere in relazione l'oggetto con unita' di volume convenzionali, quanto perche' proprio dobbiamo aiutarli a meglio comprendere cio' che intendiamo per volume.
Prima di portarli a misurare o peggio ancora a calcolare, dobbiamo far loro capire che cosa disciplinarmente indichiamo con quella parola: non e' opportuno lasciare tutto nel vago.
Devono capire COSA e' il volume, prima di arrivare al QUANTO e'.
Pero' il quantificare, inteso come relazione intuitiva, li aiuta molto.
Solitamente i bambini fanno il confronto fra due oggetti simili.
E se gli oggetti sono diversi, per esempio un chiodo e un fagiolo?
Una collega mi ha detto un giorno:
- Perche', poverini, metterli in imbarazzo?
Proprio perche' il bello e' vincere l'imbarazzo!
Lasciamoli pure sbagliare, esprimersi, confrontarsi, correggersi, criticarsi...
E' l'allenamento "elasticizzante" che conta e che coltiva.
E' cio' che da' gusto e sapore al fare, che sviluppa l'inventiva stimolando la ricerca di strategie per trovare campioni arbitrari e "prove".
E' cio' che coltiva l'occhio", la valutazione intuitiva e la capacita' di approssimazione, resi mobili ed efficaci dal dover fare i conti contemporaneamente con tutt'e tre le dimensioni lineari.

Poi parliamo della forma ...

cominciano con i confronti, poi arrivano alle forme astratte

Chi riesce a fare un cono, un cilindro, una sfera ... perfette?
proviamo con la plastilina!?
Noi adulti troveremo mille particolari per dimostrare che perfetti non sono, che non ci e' possibile farli tali, ma dobbiamo necessariamente pensare a un'idea perfetta per poter concorrere con tutte le nostre abilita' e il nostro impegno verso quell'obiettivo.


Associazioni

La vita non è perfetta, le vite dei film sono perfette, belle o brutte, ma perfette. Nei film non ci sono tempi morti, la vita è piena di tempi morti. Nei film sai sempre come va a finire, nella vita non lo sai mai.
(Radiofreccia, Ligabue)

Figura reale / ideale; cilindro perfetto.


Si accostano cosi' in modo semplice, perche' operativamente chiaro, all'astrazione geometrica, dall'oggetto allo spazio, dallo spazio occupato dall'oggetto allo spazio non occupato, dalla forma al volume, dal volume alla capacita', dalla forma tridimensionale agli enti primitivi ...

Intanto salta fuori che il chiodo di ferro ha una funzione.

L'oro a volte si trova in natura quasi puro, il ferro si estrae per fusione da vari minerali, ad esempio dalla pirite, la quale a sua volta si trova inserita in ammassi rocciosi

Che e' dunque il materiale?
E' uno sconosciuto.
Eppure quante proprieta' fisiche, chimiche, biologiche dipendono pesantemente dal materiale!
La conoscenza spontanea e intuitiva ci induce a dire che e' "ferro" sottintendendo molte cose, ma nella scuola degli elementi, la scuola elementare appunto, e' doveroso avviare interazioni, relazioni, conoscenze concettuali che porteranno i bambini e noi stessi a sapere via via qualcosa di piu' sull'essere ferro.
Poi che il discorso e' partito, l'attivita' stessa diventa motivante.
Come si comporta il chiodo di ferro nelle interazioni?
Se lo tengo sta fermo, ma se lo sgancio cade.
- perche?
Il bambino dice:
- e "pesante"
- che vuol dire "pesante"?
Loro tendono subito a quantificare, ma noi dobbiamo prima indurli a spiegare, ad esprimersi
- spinge giu' ... tira ...
poi si potra' giocare con le quantita' e avviare esperienze specifiche
- pesa di piu' di ... meno di ... quasi come ... tre ... cinque ...
E' vero, il peso e' una misura: la misura della forza di gravita'.
Le forze sono grandezze vettoriali e per quantificarle non basta un semplice numero: tre ... cinque ... seguito da una unita' di misura, come usiamo fare con la lunghezza, ad esempio.
Pure, per convenzione, nell'uso comune, tutti indichiamo la forza peso con un numero e una unita' di misura: tanto, ben sappiamo che la forza di gravita', in senso pratico, fa muovere un corpo libero verso la Terra.
io credo pero' che questa cosa sottaciuta, perche' data per scontata, possa essere origine di concetti distorti e devianti, ostacolo alla lettura di fenomeni fisici collegati e piu' complessi: densita', peso specifico, pressione ...
A me, quando ero bambina, hanno insegnato a usare il peso come se fosse una grandezza scalare e cio' mi ha reso molto piu' difficile sia comprendere il concetto di peso in senso fisico, cioe' in termini di forze, sia comprendere e trasferire l'idea di grandezza vettoriale.
Ne consegue che, per un errore concettuale che mi e0' stato insediato, di cui non ho colpa ne' merito, sono stata portata per anni a distorcere la crescita di concezioni nei bambini e a rendere a loro e a me stessa tutti piu' difficile.
Tutti sappiamo che dire
- mi sposto di 3 chilometri ...
non e' un'informazione completa, perche' devo anche dire verso dove vado.
Eppure e' diverso!
Quale differenza vi e' nel modo in cui noi trattiamo queste due grandezze, il peso e lo spostamento, entrambi vettoriali?
Nel caso dello spostamento usiamo una formalizzazione forse imprecisa, ma non deviante, mentre confrontiamo, misuriamo, calcoliamo ... pesi senza pensarli come forza rigorosamente direzionata.
Questa e' la mia testimonianza di vita.
Eppure la forza di gravita' e' comune nelle esperienze quotidiane e puo' essere sperimentabile ed e' "raccontabile" a parole e si formalizza senza difficolta' ...
Usiamo le frecce nei percorsi e nelle relazioni, perche' non introdurle anche in un discorso di forze e di spostamento?
Poi verra' piu' semplice parlare di reazione, di resistenza, di equilibrio.
Ma forse mi sono gia' troppo dilungata, rimando ad altra sede.
Torniamo al chiodo di ferro.

Il bambino dice:

Il bambino dice:

L'adulto dice che il ferro e' malleabile e quindi deformabile, ma non e' elastico, perche' non riprende in senso macroscopico la sua posizione formale primitiva ref: Posizione-CONFIGURAZIONE.
Per avviare un minimo di comprensione dobbiamo fare ancora una volta ... un discorso di forze, ma ora si tratta di forze all'interno della materia e di legami intermolecolari.
Quando io piego il chiodo, i legami che trattengono ordinatamente le particelle di materia resistono alla tensione operata dall'esterno.
Se io pero' successivamente raddrizzo e ripiego piu' volte il chiodo, nel punto in cui le particelle sono coinvolte all'interazione, si crea un disordine che aumenta gradatamente, e il ferro si spezza, perche' la  forza di coesione che mantiene unita la materia omogenea diminuisce via via.

Il bambino dice:

Nel linguaggio comune chiamiamo duro un oggetto che abbiamo difficolta' a comprimere, scalfire, plasmare, modellare ...
La durezza e' dunque la resistenza che la materia, sempre ad opera delle sue forze "sub macroscopiche" oppone alla pressione esterna, cioe' alla forza "macroscopica" che noi applichiamo su un tratto si superficie.
Questa interessantissima proprieta' e' relativa e continua ed e' possibile confrontare e ordinare diversi gradi di durezza.
E' possibile anche fissare classi di equivalenza e ad esse riferirsi per ordinare materiale vario. Si puo' provare.
Un esempio di cio' e' la scala di Mohs. che si usa per classificare la durezza dei minerali, dal piu' tenero - il talco - al piu' duro - il diamante -.
Il diamante in condizioni ambientali normali, non si lascia scalfire che ... dal diamante stesso.

Il bambino dice:

Il raggio luminoso che colpisce la superficie metallica liscia e non ossidata viene in gran parte riflesso: non tutta l'energia luminosa pero' si riflette, perche' una parte viene assorbita: scompare a livello "macroscopico" e compare a livello "microscopico", una specie di eccitazione molecolare.
L'energia luminosa diventa cosi' energia termica, calore: cambia la forma, si conserva la quantita'.
Il chiodo di ferro infatti, se esposto al sole, dopo un po' si scalda.

Il bambino dice:

Questa espressione va chiarita.
Un chiodo ed un bastoncino, accostati contemporaneamente ad una sorgente di calore diventano entrambi "scottanti", ma vi sono grosse differenze di comportamento tra i due materiali.

  1. la maggiore rapidita' con cui l'energia termica si propaga nelle particelle di ferro rispetto alle particelle di legno.
    Noi diciamo che il ferro e' un buon conduttore e che il legno e' un isolante.
  2. la diversa temperatura limite che i due materiali possono raggiungere
  3. il loro diverso comportamento alla soglia della temperatura limite
    - il ferro fonde ad altra temperatura, mantenendo un equilibrio termico per tutto il tempo necessario alla fusione dell'oggetto (fenomeno fisico-chimico)
    - il legno brucia ad una temperatura inferiore, facendo prima evaporare l'acqua che contiene, poi facendo volatilizzare la materia organica che lo compone e liberando energia (fenomeno fisico - bio - chimico)

Il bambino dice:

A contatto con l'acqua, o piu' semplicemente con l'umidita' dell'aria, il ferro reagisce e si modifica, ossidandosi
- il chiodo si bagna ... non assorbe l'acqua ... affonda
Appare evidente il leggero strato d'acqua che la forza di adesione - quante forze ci sono! - lega temporaneamente alla superficie dell'oggetto.
Non e' invece visibile la penetrabilita' dell'acqua tra le particelle materiche.
Capire perche' affonda e perche' non sta a galla ... non e' piccola cosa, eppure pare una piccola cosa: il peso specifico del chiodo e' maggiore del peso specifico dell'acqua.

Il bambino dice:

il rumore emesso dai corpi che, percossi vibrano, si distingue per la sua caratteristica timbrica.
Gia' gli antichi Cinesi avevano capito che il timbro musicale dipende proprio dal materiale di cui e' fatto lo strumento che lo emette.
I Greci perfezionarono questa ricerca e strutturarono le famiglie timbriche: l'orchestra sinfonica e' ancor oggi ordinata sul sistema greco.

Questo descritto e' solo un possibile approccio realizzabile con i ragazzi: la sua misura disciplinare rispecchia il mio personale limite, ma forse la sua semplicita' puo' essere per taluni incoraggiante. Gli spunti inseriti, le espressioni verbali, gli aspetti toccati sono tratti da esperienze realmente vissute in classe e rispecchiano la lettura che i bambini riescono a fare.
Tuttavia, se cio' offre un quadro alquanto panoramico, e' pur vero che nulla approfondisce.
Abbiamo aperto discorsi, non li abbiamo esauriti. E' solo lavorando operativamente, facendo e raccontano piu' e piu' esperienze guidate di lettura e d'intervento sulla realta' che il bambino potra' avviare in se' la crescita di questi concetti.
Infatti solo nel rapporto operativo, funzionale si riesce a cogliere di ciascuno di essi un significato meno intuitivo piu' disciplinare.
Costruito dunque un approccio motivante, quale esso sia, e' possibile fare con i bambini una scelta consapevole e motivata di un tema da approfondire, applicandolo a situazioni diverse.
E nuovamente, in forma via via piu' conscia, lavorare su un concetto, visto da diversi punti di vista disciplinare - fisico, chimico, biologico, matematico, linguistico ... - implichera' gestirne e chiarirne altri.
Tutto cio' a livello esperienziale e fenomenologico. La quantificazione e' bene che sia successiva: se i tempi sono maturi scaturisce spontanea come esigenza formale e operativa.

Nota storica

storico attuale
numero seguito da una marca numero seguito da una unita' di misura

Oggetto finto - materiale vero.

17/9/1985
Qualche approccio esperienziale.

Sono i primi giorni di scuola.
L'idea che mi guida e' quella di portare a costruire un albero FINTO usando materiale VERO.
Usciamo nel parco, guardiamo, tocchiamo, parliamo, confrontiamo; raccogliamo parti VERE dell'albero: corteccia, rametti, foglie, ghiande, frutti, semi ...
In classe discutiamo

Marianna sostiene che si, si puo' fare.
All'asilo lo hanno fatto, prendendo un grosso ramo e fissandolo a un sostegno.

Sono i primi approcci tra loro, con me, con un nuovo modo di lavorare.
Non e' possibile precisare di piu' ... non partecipano.
Faticano moto a concentrarsi.
Pochi sono brevemente coinvolti.
Presto si stancano tutti.
Si stancano a fare, si stancano a parlare in forma guidata, non si ascoltano a vicenda.
E' necessario concludere in fretta per non dover ripartire da capo.
Anche la mia disponibilita' a questo punto e' esaurita: decido che il nostro albero sara' piatto - perche' voglio farlo in un foglio di carta e sulla carta e0 difficile farlo "tondo".
Loro non avvertono il grosso salto dalla realta' tridimensionale alla rappresentazione bidimensionale, ma la mia intenzionalita' e' evidente.

Raggruppiamo le foglie "uguali".
La loro idea di uguale e' quanto mai vaga, ma ci capiamo: vogliono dire della stessa specie, la riconoscono dalla forma.
Ogni albero ha le foglie "uguali" e cosi' dobbiamo farlo noi: non importa se le foglie sono state raccolte sotto alberi diversi!
Pero' lo diciamo, ed e' anche questo un larvato approccio disciplinare.
Non riesco ad ottenere di piu', o far meglio: sono troppi, dispersivi, non sufficientemente motivati.
Facciamo mucchi di foglie "uguali" tra loro e contemporaneamente raggruppiamo le altre "parti di pianta" - ghiande, ricci, piccioli ... - e ancora a lato la corteccia.
Qui siamo ancor piu' imprecisi: non solo proviene da alberi diversi, ma d alberi di specie diversa.
L'abbiamo raccolta da terra e la selezione richiederebbe un impegno non sostenibile al momento.
Lavoriamo con le foglie di platano.

Siamo fuori nel parco. C'e' il sole.
Disegno il contorno dell'albero su un foglio bianco da pacco. Metto a terra il foglio.
Con me ora c'e' il collega contitolare: in due si lavora meglio. Ci dividiamo il lavoro.
La collega aiuta i bambini a riempire gli spazi delimitati dal tratto, io li aiuto a scegliere e preparare il materiale da incollare.
Do' istruzioni, porgo domande.
Ricevo silenzi o conferme, operative o verbali.
Correggo verbalmente: e' importante cominciare a capirci reciprocamente e occorre farlo in un rapporto individualizzato.
Evito di intervenire praticamente: solo in alcuni casi esemplifico e faccio osservare.
Mentre uno lavora gli altri guardano, poi prendono a gestirsi da soli.
Lavoriamo al tronco.

  OGNI bambino deve prendere SOLO un pezzo di corteccia per volta.
  Dove metti il vinavil?
  nella parte interna
  qual e' la parte interna? Sceglila ...
Metti TANTO vinavil.
Riempilo TUTTO.
Che FORMA ha la corteccia?
  e' piatta ... tonda ... curva ...
  ora prendete SOLO pezzi PICCOLI e SOTTILI
  questo va bene?
  questo e' sottile, maestra?
  questo e' sottile, ma non e' piccolo ... va bene lo stesso ...
  Ora lavoriamo con le foglie.
Devono decidere da soli dove applicarle.
Le foglie di platano devono comporre la chioma dell'albero, con le altre devono ricoprire lo spazio ai suoi piedi.
  sull'albero devono essere uguali ...
  sotto non importa
  c'e' il vento che le porta ...
  Cominciano a dare segni di stanchezza.
Occorre fare presto.
  Ogni bambino deve mettere ancora ALMENO UNA foglia, poi, se e' stanco, puo' ...
  dove metti il vinavil?
  sopra ... no, sotto
  prova ... va bene? No ... trova il SOTTO ... qual e' il sotto?
  Dai loro interventi spontanei si capisce chi ha capito e chi lavora per "prova a errori".
In alcuni casi intervengo, ma mi rendo conto di non riuscire a stabilire un colloquio capace di modificare: neppure cosi', lavorando su materiale reale.
Mattia Questa foglia e questa sono piccole. Le mettiamo insieme. Facciamo finta che "erano" una di quelle grandi
  non capisce che due o piu' piccole foglie di ligustro non possono fare una foglia di platano!
Claudio Questo - indica e sceglie un rametto con una decina di foglioline - possiamo fare finta che "è" un cespuglio
  perché?
Salvatore perche' va bene: ci sono tante foglie
Daniele - che non ha ancora capito - possiamo metterlo sui rami: sui rami ci sono tante foglie (ma non sono di quella specie)

Oggetto finto - materiale finto.
Improprieta' del linguaggio comune

23/9/1985

  A scuola abbiamo mangiato l'uva
  e' uva "bianca"
  e' uva vera
  e' un frutto
  e' fatto dalla pianta
  come si chiama la pianta che fa l'uva?
  Solo Daniele lo sa: suo padre ha un vigneto.
  facciamo l'uva finta?!
  si, facciamola
  possiamo usare materiale vero?
i chicchi no ...
  si chiamano acini
la pelle no ...
  si dice polpa ... polpa e buccia
  le foglie si

Andiamo nel parco: c'e' una vite americana.
Usiamo i rami con le foglie e i pampini.
Disegniamo gli acini sulla carta.
I bambini scelgono i colori, nella gamma dei gialli e dei verdi per l'uva "bianca" e nella gamma dei rossi, dei blu e dei violetti per l'uva "nera".
Ritagliamo gli acini colorati e insieme componiamo i grappoli su un cartellone murale. Poi lavoriamo sul quaderno.
Qui accanto al vero/finto mi ero prefissata di avviare una riflessione linguistica.
L'uva non e' "bianca" ne' "nera" eppure a tutti ci va bene cosi'.
Piu' tardi cerchero' di riprendere il discorso con frutta "secca": il fico secco e' un frutto, anzi un'infruttescenza, la castagna e' un seme, eppure con "frutta secca" classifichiamo entrambi.
Il linguaggio parlato, nella sua ricchezza e adattabilità. e' diverso dal linguaggio formale, dove una stessa parola assume valenze diverse, ma di volta in volta precise.
Che vuol dire "simile" in biologia, geometria, in letteratura?
Io credo che valga la pena di avviare per tempo una riflessione sui diversi significati attribuiti alle parole.

16-12-85 lunedi'

  la bottiglia e' naturale o artificiale?
  artificiale
e' logico
  che cosa?
se "era" naturale "viveva" in natura!
  invece?
  invece la fanno
  il materiale dove lo pigliano?
  ... e' vetro
  lo pigliano dalle finestre
  lo fanno
  prendono il materiale che serve
  ce l'hanno loro
lo comprano

Vado alla lavagna e comincio a schizzare e scrivere, lasciando ai bambini tutto lo spazio espressivo possibile

Non lo sanno.
Proviamo con un altro materiale.

  dove si trova la creta?
  la prendono ... si chiama argilla ... e' in fondo al fiume ... e' grigia ... e' morbida ... e' naturale ... e' in natura ...l'uomo la prende e la lavora ...
Emilio i mattoni si fanno con la creta e la paglia
  come lo sai?
Emilio lo so
  Gli Egizi facevano i mattoni impastando insieme creta e paglia
 Emilio adesso mi ricordo: l'ho visto in Grecia
Ora, nell'ordinare questi appunti mi rendo conto di quanti aspetti avrei potuto sviluppare qui e altrove.
Era la mia fretta di concludere che mi spingeva a proseguire? Era l'impressione di perdere tempo? Era il disinteresse dei bambini? Nulla di tutto cio'. Era ancora una volta la pesante situazione della classe, in cui i momenti di calma e di concentrazione, potevano concludersi imprevedibilmente.

Provo a tornare al vetro.

dove si prende il materiale per fare il vetro? ... forse non si trova cosi' ... forse si ricava da qualcosa?
si prende dalle macchine ... dal ghiaccio (!!)
Non hanno altre idee. L'interesse e' caduto. Sono molto delusa.

Per ragioni di spazio tralascio di riferire ulteriori attivita' limitandomi ad indicare gli argomenti avviati nel corso dell'anno: