^^COVID-19. Matematica. Modelli di dinamica epidemiologica.

 

 

Per visualizzarlo, basta immaginare che i contagiati siano delle biglie. Una biglia solitaria, il famigerato paziente zero, viene lanciata e ne colpisce altre due. Ognuna di queste ne colpisce altre due, che a loro volta ne colpiscono altre due a testa. Eccetera. È quella che viene chiamata una crescita esponenziale, ed è l’inizio di ogni epidemia. Nel primo periodo, sempre più persone vengono contagiate sempre più velocemente. Quanto velocemente, dipende dalla grandezza di R0 e da un’altra variabile fondamentale di questa matematica trasparente e decisiva: il tempo medio che intercorre tra quando una persona viene infettata e il momento in cui quella stessa persona ne infetta un’altra — una finestra temporale che, nel caso di Covid-19, è stimata a circa sette giorni.

 

 

Paziente_zero

la ricerca del paziente0 per contrastare il contagio, quando cresce il numero di nuovi contagiati contagiosi, ad un certo punto non ha piu' senso.

 

La forma di presentazione del dato influisce sulla sua percezione, puo' fuorviare

  1. 0,1% letalita',  percepito «Tanto non si muore!»
  2. 1‰   letalita'  (1 per 1000)
  3. 1 morto su 1000
  4. 40 morti nel nostro comune (di 40.000 abitanti)
  5. 50% di probabitlita' di avere 1 morto nella nostra scuola (di 500 persone)

 

Il tasso di ricoveri necessari per il Covid-19 è elevato

15%

 

 

https://cos.northeastern.edu/people/alessandro-vespignani/

yt/Alessandro Vespignani: "Modelling contagion processes in complex societies"

 

wp/https://en.wikipedia.org/wiki/Behavioral_contagion

 

Fog of war. Nebbia di guerra.

caos comunicativo

Linguaggio

linguaggio specialistico   linguaggio comune
mortalita' diretta morto DI coronavirus   
mortalita' indiretta   morto CON coronavirus

 

Problema

Un'autovettura e' parcheggiata in discesa, e mi sono dimenticato di mettere il freno a mano; la macchina si mette in moto e precipita

 

S-composizione di cause ed effetti.

 

corriere/20_febbraio_25/matematica-del-contagio (segnalato da leoscaricci)

ref: Tanja Stadler http://virological.org/t/evolutionary-epidemiological-analysis-of-93-genomes/405

Secondo gli studi condotti dal Politecnico di Zurigo sotto la guida della biologa computazione Tanja Stadler, sembrerebbe che i primi casi di contagio in Cina si sarebbero presentati già ad inizio novembre e non, come fin qui indicato dalle stime precedenti, nella seconda metà dello stesso mese.

L’analisi, rende noto Ansa, si basa su circa 100 sequenze genetiche del virus, la maggior parte proveniente dalla Cina e disponibili nei database pubblici. Dalla ricerca si esclude anche “con un’altissima probabilità che il virus circoli nell’uomo da prima di questo momento”, cioè da prima di novembre.

Analizzando anche le dinamiche dell’epidemia prima che la città di Wuhan fosse messa in quarantena, è stato calcolato che il numero medio di persone che un malato può contagiare (numero di riproduzione) è compreso tra 2 e 3.5, confermando le stime precedenti, che ipotizzavano un numero compreso tra 2 e 4. Ciò significa che la diffusione è più veloce rispetto all’influenza stagionale, che ha un tasso di riproduzione in genere inferiore a 1,5.

“Questo numero è uno dei parametri chiave di un’epidemia”, osserva Stadler. Perché, aggiunge, “fornisce informazioni importanti sull’efficacia di misure come la quarantena. Solo se le misure di controllo riescono a ridurre questo numero saranno efficaci”.

Coronavirus, quanti contagi in Cina prima della quarantena

Utilizzando metodi statistici, è stato stimato anche quante persone sono state infettate in Cina entro il 23 gennaio, data delle chiusura di Wuhan. L’analisi mostra che in quella data i casi erano compresi probabilmente tra 4.000 e 19.000. Tuttavia in quel momento i casi confermati erano 581.

Stando allo studio del Politecnico di Zurigo ciò significa che, nel caso più estremo, solo 1 persona ammalata su 33 è apparsa nelle statistiche ufficiali, nel migliore dei casi 1 persona su 7. I ricercatori hanno reso disponibile l’analisi ad altri studiosi sul portale Virological, ma avvertono che il loro lavoro non è stato esaminato da altri esperti, come prevedono gli standard nella ricerca perché in una situazione come questa, ciò avrebbe richiesto troppo tempo.

 

 

 

Mentre l’Italia è alle prese con la gestione e il contenimento del coronavirus che ha finora contagiato oltre 650 persone in 13 regioni e provocato 17 morti, continua a rimanere un mistero l’identità del “paziente zero“, colui che avrebbe portato in Italia il virus Sars-Cov-2 dando avvio all’epidemia. Così come continua a sfuggire il legame tra il focolaio di Codogno in Lombardia e i casi in Veneto.

Una delle ipotesi più accreditate dagli esperti è che possa trattarsi di uno dei casi “invisibili“, un portatore del virus che sta bene e non ha sintomi, praticamente impossibile da rintracciare.

“Se in Italia non si riesce a trovare il paziente zero è perché questi potrebbe essere asintomatico, magari incontrato in un aeroporto o in una stazione”, ha spiegato all’Ansa Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston.

Secondo diversi esperti è possibile che il coronavirus abbia iniziato a circolare in Italia 2-3 settimane prima che venisse scoperto una settimana fa il paziente uno, il 38enne di Codogno.

A suggerire quest’ipotesi è l’aumento anomalo dei casi di polmonite nel lodigiano, zona focolaio dell’epidemia, segnalati dai medici della zona. Massimo Vajani, presidente dell’ordine dei medici di Lodi, ha dichiarato all’Ansa che “quest’inverno c’è stata un’impennata di forme polmonari a lunghissima durata, già da dicembre”.

Di solito queste forme si risolvono in 10-15 giorni, ma “a me, come ad altri colleghi, è capitato di avere diversi pazienti per cui ci è voluto molto più tempo perché passassero, ben un mese e mezzo. Un tempo insolitamente lungo”.

L’aumento di queste forme di polmonite potrebbe stare ad indicare che il coronavirus stesse circolando ben prima prima che emergesse il primo caso ufficiale. Il paziente zero potrebbe quindi essere una di queste persone colpite da polmonite.

Secondo l’epidemiologo Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) un’ipotesi del genere non è da escludere, ed è anche molto probabile che il virus abbia iniziato a circolare nel Lodigiano già a gennaio.

“Se consideriamo  – ha spiegato – che il primo caso è stato identificato il 21 febbraio, una settimana dopo i primi sintomi, e che c’è un tempo di incubazione di circa 2 settimane, dobbiamo tornare indietro di tre settimane e retrodatare l’inizio della circolazione del virus a gennaio”.

Per Rezza però, giunti a questo punto è impossibile risalire al paziente zero: “Ormai bisogna contenere l’epidemia